In un magnifico albergo affacciato sul mar Baltico, in Germania, si incontrano alcuni degli uomini più potenti del mondo: i ministri dell’economia dei paesi del G8 e il presidente del fondo monetario internazionale. Lo scopo del summit che fornisce l’ambientazione al nuovo film di Roberto Andò, Le confessioni (nelle sale il 21 aprile), è varare una manovra finanziaria congiunta in nome dell’austerità. Al vertice però ci sono anche personaggi inaspettati: una famosissima scrittrice per bambini, un musicista e soprattutto un monaco certosino, Roberto Salus (Toni Servillo), «una figura spiazzante» lo definisce il regista, «che costringe questi uomini potenti ad affrontare i loro dubbi».

«La cosa che mi interessa di più è creare un ponte fra realtà e immaginazione», sostiene Andò, e infatti parte da una base realistica: il vertice dei ministri dove per meri scopi «pubblicitari» vengono invitati dei personaggi famosi. «Come nel caso di Bono, che nel 2005 partecipò al G8 in Scozia», ricorda il regista.

A questa categoria sfugge però il religioso Roberto Salus, al summit su invito dello stesso presidente del Fmi, Daniel Rochè (Daniel Auteuil), il cui intento è farsi confessare. La presenza stessa del monaco crea un’atmosfera sospesa su cui aleggiano dilemmi morali, in particolare fin dove è consentito spingersi in nome di un credo «quasi fideistico» nelle leggi del mercato?

«Cosa succede quando questi grigi uomini di potere vengono messi di fronte a simili domande?». Da questo interrogativo, spiega Andò, è nato circa due anni e mezzo fa il progetto di Le confessioni, scritto insieme allo sceneggiatore Angelo Pasquini e prodotto da Angelo Barbagallo. «Mi sembrava naturale continuare la ricognizione delle figure del potere così come delle questioni che mi inquietano e mi assillano», spiega il regista.

Il titolo del suo lavoro riprende il testo di Sant’Agostino, che però – spiega il regista – «non entra nel film se non in forma di citazione». «Quel libro è stato il primo a raccontare in termini concreti l’interiorità. Nel mio film invece le confessioni sono usate per far uscire allo scoperto ciò che i partecipanti al summit tengono nascosto».
Salus, figura misteriosa che omaggia anche Montgomery Clift di Io confesso di Hitchcock, è «un uomo di fede che oppone una dignitosa reticenza a un mondo di dichiarazioni ufficiali », dice Toni Servillo. E aggiunge che a spingerlo verso questo ruolo è stato «il conflitto drammaturgico tra personaggi che pensano di poter possedere qualunque cosa e un uomo convinto che neanche la sua vita gli appartenga».

«Salus è una sorta di giocatore d’azzardo – aggiunge Pasquini – che scommette di riuscire a bloccare i piani di questi uomini».
L’eroe positivo, osserva ancora l’attore, mette il pubblico in una posizione più scomoda rispetto a quello negativo: «Perché c’è maggiore responsabilità nel paragonarsi a lui, si è spinti a chiedersi io come agirei?». Claire Seth, la scrittrice interpretata da Connie Nielsen, è invece con le parole di Andò «l’occhio dello spettatore». È lei a voler capire cosa sta veramente succedendo in questo resort di lusso della Germania dove si stanno per decidere le sorti del mondo e quali paesi destinare al fallimento.

Uno scenario non tanto fantasioso: «È già accaduto – osserva Andò – per esempio nel caso della Grecia». «Ma è solo grazie al cinema», conclude Servillo, «che ci è permesso di vedere cosa accade in questi mondi, in cui normalmente non è consentito entrare».