Un po’ fuori dagli stereotipi del crooner, Cincotti è abilissimo pianista e compositore ispirato che sa come muoversi ai confini – senza mai eccedere – nel pop d’alta scuola rivestendolo – qua e là – di una patina di rassicurante jazz. Il quinto album da studio – a cinque anni da Metropolis e a due da una curiosa collaborazione con Simona Molinari che l’ha portato sul palco dell’Ariston – è una vera e propria autoproduzione. Scritto, arrangiato e prodotto da Cincotti stesso, mette in fila dodici tracce dove è sempre il pianoforte il filo conduttore: «Ma prima d’ora – confessa il musicista newyorkese – ho usato il pianoforte in questo modo. Alcuni anni fa ho iniziato ad avere delle idee per un album che portasse un pianoforte più attivo, più ritmico». Vero, il problema e che Peter si fa aiutare talvolta da un eccessivo utilizzo dell’elettronica, così da rendere i brani dalla scrittura agile e garbata, un po’ troppo enfatici. Sexy, Made for me – il singolo che sta passando per radio in questi giorni – e perfino due composizioni dedicate a due città italiane: Palermo e Roman Skies, fra i momenti migliori del disco.