Il Pil del 2020 è calato dell’8,9%, pari a un balzo all’indietro di 23 anni riportando il livello in volume a quello del 1997. La pandemia da Covid ha ridotto in modo significativo l’attività economica, i consumi e il lavoro mentre ha fatto crescere il deficit e il debito ma anche la pressione fiscale.
Il prodotto interno lordo a prezzi di mercato nell’anno, secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat – è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con una caduta del 7,8% sul 2019. Ma se si guarda al volume si scende a 1.572 miliardi con un calo dell’8,9% (125 miliardi in meno), leggermente migliore della previsione del governo Conte II, ma peggiore delle prime stime Istat. L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -9,5% a fronte del -1,6% del 2019. Il debito ha raggiunto il 155,6% del Pil (dal 134,6% del 2019), il dato peggiore dal primo dopoguerra. Per il deficit al 9,5% il dato è il peggiore dal 1995, inizio delle serie storiche.
Nell’anno è aumentata la pressione fiscale e si sono ridotti i consumi delle famiglie, soprattutto per alberghi e ristoranti e per l’abbigliamento, settori più colpiti dall’emergenza Covid. La pressione fiscale complessiva è cresciuta dal 42,4% del 2019 al 43,1% del 2020, dato questo legato alla minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (-7,8%).
Per i consumi delle famiglie in generale l’Istat registra un calo complessivo del 10,7% risultato di una caduta del 6,4% per i beni e del 16,4% per i servizi. I settori che hanno sofferto di più a causa della pandemia sono stati alberghi e ristoranti con un calo del 40,5%, i trasporti (-24,7%), ricreazione e cultura (-22,5%) e vestiario e calzature (-20,9%).
L’Istat ha diffuso anche i dati provvisori sui prezzi al consumo di febbraio con il secondo aumento consecutivo tendenziale. Nel mese si è registrato un aumento congiunturale dello 0,1% e una crescita tendenziale dello 0,6%. L’inflazione acquisita per il 2021 è allo 0,7%. Rallenta il carrello della spesa a +0,3% (dal +0,4% di gennaio). L’incremento congiunturale dei prezzi è dovuto in buona parte alla crescita dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+1,4% su gennaio).