Che la conferenza di «pace» tra israeliani e palestinesi annunciata domenica dalla Casa bianca non preveda la partecipazione di questi ultimi dice molto dell’«Accordo del Secolo» di Donald Trump. La china era già stata data dalle indiscrezioni trapelate – un accordo a uso e consumo israeliano – ma la mancata consultazione della leadership palestinese sul vertice in Bahrein del 25 e 26 giugno aggiunge l’ultimo tassello. O l’ultimo chiodo nella bara.

A Manama, spiega Washington, sarà svelata la prima parte del «piano» trumpiano (iniziative economiche, la famosa «pace economica» di cui si parla da decenni ma che altro non è che affari in cambio di calma, zero diritti). E infatti, tra gli invitati, ci sono amministratori delegati e ministri delle finanze da Europa, Asia, Medio Oriente.

Ma, dice il premier dell’Autorità nazionale palestinese, Mohammad Shtayyeh, l’Anp non ci sarà: «Il governo non è stato consultato né sui contenuti né sugli obiettivi o le tempistiche. Qualsiasi soluzione deve essere politica, basata sulla fine dell’occupazione». Non c’è nulla: non c’è Gerusalemme, non ci sono i confini dell’eventuale Stato, non ci sono i rifugiati palestinesi. Spazio per la Palestina pare non esserci mai.

Tanto meno a un evento canoro che Israele ha usato come vetrina internazionale. Ma è apparsa lo stesso: alla finale dell’Eurovision a Tel Aviv, sabato, la band islandese Hatari ha tirato fuori la bandiera palestinese scatenando l’ira degli organizzatori. Che ora annunciano «conseguenze». Islanda punita, si vedrà come.

Ma a far arrabbiare Israele è stata anche Madonna: sorda agli appelli del Bds e dei colleghi artisti che le chiedevano di non partecipare, ha incassato il super cachet e poi sul palco ha portato due ballerini abbracciati con sulla schiena le bandiere israeliana e palestinese.