«In pratica gli Usa hanno convinto i curdi a smantellare le posizioni difensive che scoraggiavano la Turchia, promettendo in cambio garanzie di sicurezza – ha riassunto su Twitter Yaroskav Trofimov, autore e giornalista, corrispondente per gli affari esteri con il Wall Street Journal – Quindi, una volta che i curdi dell’Sdf sono diventati indifesi, Trump ha dato a Erdogan il via libera per invadere. Difficile immaginare una sequenza di eventi più sinistra». A pensarla come Trofimov sono in tanti e le condanne alla scelta di Trump sono piovute da tutte le parti.

IL PRIMO è stato Bernie Sanders: «Ho creduto a lungo che gli Usa dovessero porre fine in modo responsabile ai nostri interventi militari in Medio Oriente. Ma il brusco annuncio di Trump di ritirarsi dalla Siria settentrionale e sostenere l’incursione della Turchia è estremamente irresponsabile. È probabile che provochi più sofferenza e instabilità».

UNA CONDANNA simile è arrivata anche dalla candidata democratica Elizabeth Warren che ha scritto su Twitter: «Sono favorevole a portare le nostre truppe a casa dalla Siria. Ma il ritiro sconsiderato e non pianificato del presidente Trump mina sia i nostri partner che la nostra sicurezza. Abbiamo bisogno di una strategia per porre fine a questo conflitto, non un presidente che può essere influenzato da una telefonata».

PAROLE SIMILI sono arrivate anche dagli altri candidati democratici, da Beto O’Rourke a John Delaney, Andrew Yang, Kamala Harris, tutti propensi a un ritiro delle truppe in Medio Oriente ma in altri termini e prassi. Più sorprendenti sono stati le voci contrarie a Trump che si sono alzate dalle file repubblicane, a cominciare dall’ex ambasciatrice Usa alle Nazioni unite, Nikki Haley.

L’ULTRA CONSERVATORE e trumpiano di ferro Lindsey Grahm, ha dichiarato di aver contattato il senatore democratico del Maryland, Chris Van Hollen, con il quale ha stabilito di introdurre «sanzioni bipartisan contro la Turchia in caso dovesse invadere la Siria e chiederemo la loro sospensione dalla Nato se attaccano le forze curde che hanno aiutato gli Stati Uniti nella distruzione del califfato Isis».

QUELLA DELLE SANZIONI è di fatto la linea abbracciata da Trump per difendere la sua decisione, e come sempre si è affidato a Twitter con un messaggio trasversale su se stesso, le sue intenzioni in Medio Oriente e con gli attuali ed ex alleati: «Come ho affermato con forza prima, e solo per ribadire – ha scritto il presidente Usa – se la Turchia fa qualcosa che io, nella mia grande e ineguagliata saggezza, considero off limits, distruggerò e cancellerò totalmente l’economia della Turchia (l’ho già fatto prima!)».