Il tribunale militare di Algeri ha condannato a quindici anni di carcere Said Bouteflika, considerato il vero detentore del potere dopo l’ictus che nel 2013 colpì il fratello Abdelaziz Bouteflika.

L’accusa è quella di aver cospirato contro lo Stato e di aver tentato di minare il potere dei militari. Anche due ex capi dei servizi segreti, i generali Toufik e Tartag, e Louisa Hanoune, leader del Partito dei lavoratori, sono stati condannati dopo i due giorni di processo.

In particolare, pare che i quattro imputati, arrestati a maggio, poche settimane dopo le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika in seguito all’ondata di proteste pro-democrazia, abbiano tentato di dichiarare lo stato di emergenza e allontanare il capo dell’esercito Gen Ahmed Gaid Salah, considerato l’uomo più potente del Paese.

Nel frattempo non si fermano le proteste dei cittadini algerini che chiedono lo smantellamento della vecchia classe al potere. I manifestanti hanno rifiutato di andare a elezioni sotto l’attuale governo, presieduto dal presidente ad interim Abdelkader Bensalah. Sia Salah che Bensalah hanno ricoperto importanti cariche sotto la presidenza di Bouteflika, prima dell’inversione degli scorsi mesi.