Probabilmente nelle intenzioni dell’ex ministra Paola Severino la riforma che prevede lo spacchettamento del reato di concussione dal vecchio articolo del codice penale serviva a rafforzare le norme anticorruzione, un reato che costa all’Italia il 3,8% del Pil. Ma la Cassazione, in particolare la VI sezione penale, trovandosi troppo spesso davanti a «insanabili contrasti» nell’interpretazione della legge Severino (235/2012, in vigore dal 6 novembre scorso) laddove configura due distinte fattispecie di reato di concussione – per costrizione o indotta – ha deciso di investire della questione le Sezioni Unite.

Un hard case sul quale dovranno pronunciarsi per dire (ieri sera il verdetto era ancora atteso) se il nuovo codice riformato è in continuità normativa con il vecchio articolo 317 del codice penale, e per tracciare una delimitazione tra la modificata concussione e la nuova fattispecie di induzione indebita ritenuta meno grave (art. 319 quater c.p.). Prendendo la parola davanti ai giudici chiamati a decidere, il procuratore generale della Cassazione, Vito D’Ambrosio, ha attaccato duramente il decreto legislativo sulla concussione, spiegando che «ha creato più problemi di quanti ne voleva risolvere». Il Pg chiede di livellare le due fattispecie, considerando che la concussione sussiste «ogni volta che si incide pesantemente su un soggetto passivo».

«Aspetto con serenità il verdetto delle Sezioni unite della Cassazione. Quel che mi stupisce un po’ è la personalizzazione delle leggi, sia sulle persone a cui si applicano sia su quelle che hanno contribuito a farle». L’ex ministra della Giustizia, promotrice del pacchetto di cui si è parlato più spesso riguardo all’incandidabilità, si riferisce agli attacchi personali che hanno convinto Annamaria Cancellieri a prendere le sue difese: «Sono convinta che Paola Severino come ministro abbia lavorato con il massimo impegno, ma – ha aggiunto la Guardasigilli – quando si fa una legge qualcosa si può sbagliare, e tutto si può migliorare: la Cassazione svolge il suo controllo e noi ci inchiniamo di fronte al suo giudizio, qualunque esso sia».

Ma il riferimento è anche alla «personalizzazione» sul caso di Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile nell’ambito del processo Ruby, e che potrebbe avere in Appello la pena ridotta proprio sulla base di una delle possibili interpretazioni dello spacchettamento della concussione. In effetti sono molti i politici che nelle aule di tribunale si sono difesi o dovranno farlo da una tale accusa, e alcuni hanno già usufruito dei benefici della legge Severino (compresi i ridotti termini di prescrizione da 15 a 10 anni).

Nell’ordinanza di remissione alle Sezioni unite, la VI sezione delinea tre diversi orientamenti: il primo distingue tra costrizione e induzione a seconda dei metodi più o meno aggressivi dell’agente; la seconda distinzione dipenderebbe dalla natura “giusta” o “ingiusta” del pregiudizio prospettato – esplicitamente o implicitamente – da chi mette in atto il tentativo di concussione; il terzo considera decisivo l’effetto determinato sulla psiche del soggetto passivo, con l’annullamento della libertà di autodeterminazione di chi subisce la concussione.

Se oltre al “bastone” il pubblico funzionario agita anche la “carota” del beneficio indebito, anche il soggetto passivo diventa compartecipe del reato. Ecco perché D’Ambrosio spiega che ora «sarà difficilissimo avere la collaborazione, nelle indagini, dei soggetti passivi del reato che adesso vengono incriminati».