Una corsa contro il tempo. Se tutte le graduatorie del «concorsone» voluto dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo non saranno pubblicate entro venerdì, almeno il 22% dei vincitori non potrà insegnare nel prossimo anno scolastico. La stima è del sindacato Gilda secondo il quale già oggi il 5% dei 11.268 docenti sarebbe fuori. Le regioni che sono in maggiori difficoltà sono la Toscana, la Sicilia e il Lazio. È probabile che nelle ultime ore gli uffici scolastici regionali accorceranno i tempi delle operazioni per evitare questo rischio. Ma per i sindacati è certo che i posti banditi per i vincitori del concorso siano inferiori al numero programmato di immissioni annunciate dal ministro Carrozza (7.351 quest’anno, 4.191 il prossimo).

Secondo l’Anief nella scuola dell’infanzia il bando prevedeva 1.411 vincitori da spalmare in due anni. Dei 1.274 posti previsti quest’anno, 903 verranno dal concorso, il resto dalle graduatorie dei precari. A causa della riduzione verranno attribuite 637 cattedre e 266 maestri resteranno a casa. Nella primaria sui 3.502 posti banditi, 2.241 avrebbero dovuto entrare in ruolo il 1° settembre. In realtà saranno 1.080 i docenti che strapperanno la sospirata cattedra. Gli «idonei» senza cattedra qui sono 1.161. Nella scuola media erano previsti 3.154 posti. Quest’anno entreranno in ruolo 2.018 docenti. A seguito del ridimensionamento saranno soloinvece 1.460 e 558 persone resteranno con le pive nel sacco. Per quanto riguarda le superiori, all’inizio c’erano 2.524 cattedre. Quest’anno verranno assunti 1.568 docenti. Resteranno per strada 47 persone.

Errori di calcolo e di programmazione che rischiano di mandare a monte un concorso che doveva «ringiovanire» le file dei docenti italiani. Una previsione smentita sempre dall’Anief. Il 60% degli 11.542 vincitori è infatti ultra-cinquantenne. Un numero che aumenterà l’età media dei docenti di ruolo. Secondo il rapporto Ocse «Education at a glance», il 47,6% dei maestri elementari, il 61% di quelli delle medie e il 62,5% delle superiori aveva oltre 50 anni nel 2011. A questo si aggiungano gli effetti della riforma Fornero delle pensioni che obbligherà l’80% dei docenti a restare in servizio fino a 66 anni e tre mesi. In questo tritacarne sono finiti anche i 20 mila abilitati con i «Tirocini Formativi attivi» (Tfa), esclusi dalle graduatorie che non hanno potuto partecipare al concorso. Il loro destino? Al momento, la disoccupazione intervallata da qualche sporadica supplenza in terza fascia.

Bandire concorsi per posti che scompaiono a causa dei tagli o del blocco del turn-over. Accade questo al tempo dell’austerità di Stato che danneggia gli studenti, i docenti precari e anche i presidi. Nonostante il recente concorso, in molte regioni oggi esistono scuole senza dirigenti, come in Lombardia. Una situazione talmente grave da avere spinto ieri i deputati lombardi del Pd ad appellarsi al ministro Carrozza per affidare un centinaio di incarichi temporanei attingendo dalla graduatoria preselettiva del concorso per i presidi.

«È una beffa. Se nella scuola non fossero stati tagliati 200 mila posti in sei anni – sostiene Marcello Pacifico dell’Anief – i 170 mila precari nelle graduatorie oggi sarebbero tutti assunti. Lo Stato ha sbagliato. A parità di popolazione scolastica ha ridotto gli organici in nome di una presunta razionalizzazione. Cosa che in realtà non è accaduta».