Antonio Albanese è uno degli interpreti più dolci e sensibili del nostro cinema (e del nostro teatro). Ogni tanto decide anche di dirigere. Lo ha fatto con Contromano dove interpreta un commerciante milanese che si ritrova a combattere una concorrenza che ritiene sleale: un immigrato che vende calzini proprio davanti al suo negozio di calze. E allora decide per un’inconsueta formula di giustizia: riporterà l’immigrato e la presunta sorella nel paese africano da cui erano partiti.

La chiave è quella grottesca quindi, con un tranquillo signore che si ritrova a compiere un’impresa esagerata e sproporzionata. Solo che non tutto tiene nel racconto, alcuni snodi sono chiaramente esagerati, altri invece troppo prevedibili, così ne risente l’intera impalcatura che si rivela fragile rispetto alla complessità del tema trattato. Albanese indossa la sua maschera mansueta, affiancato da Aude Legastelois, cantante prestata al cinema e Alex Fondja come venditore ambulante. Il vero problema è proprio Albanese, perché sono tempi duri per i troppo buoni, come recitava una pubblicità, e lui rischia di rimanere prigioniero delle sue pur ottime intenzioni.