Se il 21 dicembre l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) darà il suo ok al vaccino anti-Covid sviluppato dalla società statunitense Pfizer e dalla tedesca BioNTech, le prime dosi di vaccino in Italia verranno somministrate già il 27. I primi a riceverlo saranno gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa.

IL MINISTRO DELLA SALUTE Speranza aveva cercato di far convergere i partner europei su una data comune. Ma la difficoltà logistica di coordinare un’operazione tanto complessa – il vaccino va trasportato e conservato a -80 °C di temperatura – ha condotto la presidente von der Leyen a sancire una soluzione di compromesso: «il 27, 28 e 29 dicembre inizieranno le vaccinazioni in tutta l’Ue», ha twittato.

In realtà di vaccino si potrà parlare davvero solo dopo l’approvazione da parte dell’Ema. L’agenzia aveva previsto di valutare il vaccino il 29 dicembre. A far anticipare i tempi sono state le pressioni dei governi europei, che evidentemente hanno trovato più ascolto di quelle esercitate dal presidente statunitense Trump sulla Food and Drug Administration (Fda), l’omologa agenzia statunitense.

La Fda è comunque riuscita nell’impresa di difendere la propria indipendenza e autonomia – non assecondando la Casa Bianca – e allo stesso tempo approvare più velocemente di tutti il vaccino Pfizer. Anzi, probabilmente gli Usa autorizzeranno un secondo vaccino anti-Covid, quello prodotto dalla Moderna, prima ancora che l’Ema chiuda su quello Pfizer.

I DUE VACCINI sono molto simili per concezione. Si basano infatti entrambi sul mRna, il codice genetico che stimola la produzione dell’antigene del coronavirus nelle cellule, in modo da addestrare il sistema immunitario a formare gli anticorpi specifici. Come quello Pfizer, il vaccino della Moderna ha dimostrato nei test un’efficacia superiore al 90%. Ma ha il vantaggio di poter essere conservato a temperature meno rigide: anche se la temperatura ottimale di conservazione è -20 °C, può rimanere a 2-8 °C fino a 30 giorni senza perdere efficacia, un notevole vantaggio per la somministrazione su larga scala.
Ieri la Fda ha ospitato l’ultima riunione di valutazione da parte di una commissione di esperti esterni. L’esito positivo è scontato, e a giorni arriverà anche l’ok dell’agenzia per Moderna. Dal canto suo, l’Ue si pronuncerà il 6 gennaio.

ANCHE IN QUESTO CASO si tratta di un’“Autorizzazione per uso emergenziale”, basata su due soli mesi di raccolta dati. I dati sugli effetti di lungo periodo, tuttavia, potrebbero non arrivare mai. Con i vaccini Pfizer e Moderna approvati, i volontari che hanno ricevuto il placebo vorranno prevedibilmente vaccinarsi a loro volta, privando i ricercatori del termine di paragone necessario a valutare l’efficacia del vaccino e a misurare la durata dell’immunità e facendo di fatto interrompere gli studi clinici. La Fda richiede alle aziende di completare gli studi anche dopo l’autorizzazione di emergenza, ma né Pfizer né Moderna hanno presentato piani credibili per frenare l’emorragia di volontari. È probabile dunque che i primi vaccini a mRna della storia siano autorizzati dopo solo studi clinici durati qualche mese appena.

MENTRE USA E UE rivaleggiano sui vaccini, quando si tratta di difendere i brevetti l’alleanza invece appare solida. La posizione è stata ribadita alla sede ginevrina dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), dove ieri e l’altro ieri si è discussa la proposta dei governi di India e Sudafrica di sospendere i brevetti su vaccini. Senza il monopolio determinato dai brevetti, sostengono i due governi, un numero maggiore di produttori potrebbe fornire dosi di vaccino a basso costo e salvare molte vite umane, visto che le dosi disponibili non basteranno per tutti. Ma fino alla serata di ieri, la decisione finale del Consiglio generale del Wto non era ancora stata resa nota.