Convocato «in via informale»per le 13, il consiglio dei ministri incaricato di licenziare il dl Ristori bis slitta per ore. Alle 18.30 viene convocato il pre-consiglio ma anche quello tarda a iniziare. «Vareremo il decreto nelle prossime ore», annuncia nel tardo pomeriggio il ministro Gualtieri. Il dl dovrebbe arrivare in nottata ma è ancora possibile che la definizione del testo definitivo, in un modo o nell’altro, occupi anche il weekend. La difficoltà, in questo caso, è oggettiva e non a caso proprio il decreto, come il Dpcm che lo ha imposto, è stato il solo vero argomento trattato nel vertice dei segretari di maggioranza con Conte di giovedì sera.

Gli aiuti, stavolta, vanno adeguati alle diverse situazioni territoriali che conseguono alla divisione del Paese in 3 fasce. Divisione destinata a mutare nel corso del tempo: alcune aree passeranno sicuramente da un colore all’altro prima che l’emergenza sia finita. Proprio la necessità di semplificare le cose su tutti i piani ha poi spinto il governo a una suddivisione per regioni che per molti aspetti è contraddittoria. Il caso esemplare è quello della Campania: la regione è davvero a livello di minimo rischio, zona gialla appunto, Napoli invece richiederebbe un colore rosso fiamma. Non è detto che la suddivisione con l’accetta regga a lungo. È uno dei principali scogli che i tecnici del Mef sono chiamati ad aggirare.

Tra le ipotesi in campo primeggia l’idea di un fondo immediato con dentro l’intero stanziamento che sarà deciso dal governo: dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi ma non è escluso che si gonfi prima che il consiglio dei ministri abbia detto l’ultima parola. A quel punto sarebbero decreti varati di volta in volta a indirizzare i fondi a seconda delle necessità. Un meccanismo farraginoso e inevitabilmente destinato a incontrare intoppi di ogni genere: per questo il governo continua a cercare una via diversa.

Una seconda difficoltà è rappresentata dalla diversa situazione in cui si trovano le categorie alle quali dovrebbero andare i sostegni economici. Ci sono quelli che si trovano ovunque nella stessa situazione, come i centri commerciali, per i quali si seguirà la stessa strada imboccata con il primo dl Ristori: versamento direttamente sul conto corrente, nell’ordine, secondo quanto promesso da Conte anche ieri, del 200% del contributo ricevuto in primavera. Ci sono le categorie già inserite nel primo dl, come bar e ristoranti, alle quali però dovranno arrivare anche le integrazioni per i nuovi orari di chiusura, diversi in ciascuna delle tre zone territoriali. Infine ci sono numerose categorie che erano rimaste semplicemente escluse dal dl precedente, che sta per iniziare l’iter di conversione al Senato.

Un quadro così articolato mette a rischio quella che deve essere, per parere unanime del governo e della maggioranza, la principale virtù del provvedimento, quella carente in primavera: la celerità. Ieri Gualtieri ha annunciato «l’erogazione in tempi record di 211mila bonifici per un valore di un miliardo di euro. Sono passati solo 9 giorni dall’emanazione del primo dl Ristori e già l’Agenzia delle entrate ha emesso i primi mandati di pagamento». Riuscire ad affrontare con la stessa rapidità un quadro molto più frastagliato e dunque complesso è la sfida che affronta ora il ministro.

Le coperture del dl sono un ulteriore nodo ancora da sciogliere, tanto più che già quelle del primo Ristori sono state valutate come poco trasparenti dai tecnici del Senato. Gualtieri non intende procedere subito allo scostamento di bilancio che sarà comunque necessario prima della fine dell’anno, in misura ancora da quantificare. È la vera incognita dei prossimi mesi. I due dl Ristori non basteranno certamente a garantire uno scudo efficace per tutte le categorie colpite e, anche se mai lo ammetterebbero apertamente, tanto il premier quanto Gualtieri lo sanno perfettamente. Ritengono però che il quadro complessivo possa resistere a patto che non si arrivi a una nuova chiusura delle fabbriche, la vera ridotta che il governo intende difendere a ogni costo. In quel caso il risultato sarebbe catastrofico non per qualcuno o per molti ma per tutti.