Ripartire è la parola d’ordine che risuona da mesi in Valnerina. Resta da capire da dove. Dal terribile sisma che il 30 ottobre ha sconvolto il versante umbro e marchigiano dell’Appennino, le principali vie di comunicazione rimangono inaccessibili. Norcia, motore di una macchina che vive di turismo, enogastronomia e pastorizia, è semi-isolata: unici collegamenti sono le strade che portano a Spoleto e Foligno, verso ovest dunque.

Ma quelli con Marche e Lazio, naturali sbocchi commerciali della Valnerina umbra, sono devastati. Frane imponenti, deviazione dei corsi d’acqua, tunnel impraticabili.

La strada statale 685, la Tre Valli Umbre, che si ricollega alla Salaria (e dunque ad Amatrice, Accumuli, Rieti) non è utilizzabile se non sul versante laziale: «Non è stata ancora riaperta, è la strada che passa per le Forche Canapine, sotto il Vettore», ci spiega la Protezione Civile Umbria.

La conferma la danno i nursini. Gianni, imprenditore edile locale, punta con il dito la montagna: «Sembrano territori bombardati: massi sulle strade, frane. Le gallerie dei valichi sono state danneggiate dal sisma e sono chiuse. Non abbiamo molte informazioni in proposito. È inutilizzabile anche la strada per Visso, per l’Ascolano: la montagna è franata e il corso del fiume Nera è stato deviato».

A paralizzare la regionale 209 è una frana ancora in fase di studio: lo ha comunicato due giorni fa Gianni Scalella, Protezione Civile Marche. «Il monitoraggio in atto riguarda tutte le pareti rocciose interessate da movimenti franosi, per avere un quadro preciso occorrerà attendere dei mesi: piogge, neve, gelo e un normale assestamento della terra provocheranno delle evoluzioni delle stesse frane. Questo ci suggerisce di continuare a raccogliere dati utili a formulare le soluzioni più idonee per il ripristino della viabilità».

Cinque chilometri di strada su cui sono piovuti 250mila metri cubi di rocce e terra, che ha isolato Visso e modificato il corso del fiume Nera. Inaccessibile anche la Sp 477 che collega Norcia a Castelluccio, aggiunge la Protezione Civile. «È completamente franata, l’intera zona è interdetta – ci spiega Roberto, gestore di un rifugio sulle Forche Canapine – Lo potrei raggiungere solo con un’autorizzazione speciale, ma poi mi servirebbero i mezzi adatti».

Ditte private e squadre di rocciatori sono impegnate nelle ispezioni. Passano solo i mezzi di soccorso, sia nel tratto da Norcia a Castelluccio che in quello per il versante marchigiano. Una situazione tanto drammatica che le autorità starebbero ripensando i tragitti stessi delle strade. «C’è chi dice che servirebbero le mine».

Voci, notizie a bocconi, pochi dettagli. Un isolamento dell’informazione, prima che fisico. Ma il problema è centrale: l’impatto del blocco della viabilità sul territorio è enorme perché le provinciali di montagna sono i soli collegamenti con l’esterno.

Con le Marche, l’Emilia, il Lazio, con i turisti in entrata e i prodotti tipici in uscita. L’unica disponibile è la statale 77 Val di Chienti, che da Foligno arriva a Civitanova Marche, ma che non corre lungo la direttrice nursina.

«Con la legge Delrio la competenza sulle strade provinciali è rimasta in capo alle province, o aree vaste – ci spiegano dall’Area Viabilità e Trasporti della Provincia di Perugia – Ma nella zona del cratere l’Anas è stata nominato soggetto coordinatore degli interventi di monitoraggio su strade comunali, provinciali e regionali. Poi sono gli enti a provvedere. Ma in casi come la 209, la 477, il tunnel delle Forche Canapine, però, vista la consistenza dei danni, si parla di un intervento dell’Anas. La lentezza è dovuta a maltempo, continue scosse e entità del fenomeno».

Con la viabilità morente si spegne anche la speranza di una ripartenza economica. Eppure, dicono da queste parti, il 2016 era stato un anno d’oro: «Il 24 agosto, quando la terra ha tremato la prima volta – ci spiega Giovanni Angelini, proprietario di un agriturismo a Campi di Norcia – erano presenti 30mila persone, quando i residenti del comune sono 5mila. La nostra struttura nelle prime tre settimane di agosto calcolava un fatturato pari a tutto il mese di agosto del 2015. E tutte le stanze erano prenotate fino ad ottobre».

Un colpo durissimo che ha stravolto non solo Norcia ma tutta la regione: i turisti ora evitano Assisi, Gubbio, Perugia; sebbene non siano state toccate dal sisma hanno visto calare i visitatori del 30% a novembre e del 50% a dicembre.

Una perdita che si va a infilare in una situazione economica già precaria: l’Umbria non è un’isola felice, ma una regione che ha visto il Pil ridursi del 16,5% dal 2008 e l’uso più frequente a livello nazionale dei contratti a tutele crescenti (in 20mila imbavagliati coi voucher e 43,5% in meno di contratti a tempo indeterminato dal 2015).