Si è scelto un nome d’arte molto…imprenditoriale. Per l’esattezza, una società – in accomandita semplice. È Brunori sas alias Dario Brunori, sfrontato quanto intelligente (e spesso caustico) cantautore calabrese giunto alla terza prova. Una progressione registrata anche nel titolo Volume 3 – Il cammino di Santiago in taxi. «Lo spunto – spiega – mi è arrivato da un aneddoto di una signora che ha deciso di intraprendere il cammino per Santiago da Compustela, ma in taxi. Mi è sembrato un titolo perfetto perché descrive un attitudine che mi sembra comune: quella di voler affrontare cose che richiederebbero un approfondimento ma con troppa rapidità. Fare dieci cose insieme per fare tutto, magari male. Che è un po’ una forma di autocritica, perché è anche una mia attitudine quella di affrontare temi importanti ma con molta impazienza». Troppo modesto Dario, e quasi ingeneroso verso se stesso. Il disco – registrato in un ex convento di frati cappuccini, è vitale e energico. Alla produzione ha chiamato Taketo Gohara, sorta di deus ex machina della musica alternativa in Italia, che ha cucito intorno al progetto bei suoni, mai ridondanti, e i giusti arrangiamenti. Il riferimento più evidente è la scena cantautorale dei 70, anche se il fantasma di Rino Gaetano aleggia sullo sfondo meno dei precedenti lavori….

Mambo reazionario, ad esempio, descrive appieno l’omologazione dei nostri tempi. Senza scomodare la figura di Pasolini, qui si accostano «Che Guevara e Pinochet» e si gioca con gli spot pubblicitari che regalano «divani cammellati». «Quello che mi spaventa del nuovo millennio è il fatto di prendere simboli che diventano alternativamente di destra e di sinistra, come se fosse un discorso tra squadre di calcio. Lo vedo anche tra i giovani della mia generazione. Cerco di ironizzare su questi fenomeni, perché credo che con l’ironia si ottenga di più che non prenderli troppo sul serio».

In Il santo morto si parla di media, nuovi media e inevitabilmente di televisione, anche in tempi i cui il piccolo schermo rischia di essere fagocitato dal web e dai social network…. «È vero, ma io credo che la televisione riesca sempre a creare il contenuto. Non è che non la si guardi, magari i ragazzi lo fanno ma su YouTube».

Pornoromanzo è un tuffo nell’attualità del malcostume italiano, delle ragazze di Arcore e dei satiri: «Sì, ne parlo ma l’idea di partenza si muove più dalla Lolita di Nabokov. Volevo evitare di sembrare troppo bacchettone. Racconto una serie di delitti passionali e li analizzo mettendoli strettamente in conessione con l’emotività, la gelosia e il senso di possesso».

Nel mondo musicale rivoluzionato dalle tecnologie digitali, senza più punti di riferimento, come si trova Brunori sas? «Direi bene, perché io e i miei soci sin dall’inizio ci siamo mossi pensando alle cose in un’ottica moderna. Abbiamo fondato un’etichetta (tra l’altro produciamo altri artisti) e soprattutto lavoriamo organizzando numerosi eventi live».