Sospinto dai sondaggi, in crisi di nervi per il rapporto con i 5 Stelle, tentato dalle elezioni anticipate, ha Salvini le carte in regola per puntare alla maggioranza assoluta alla camera e al senato, facendo a meno di Berlusconi? Vediamo cosa dicono i numeri.

Proprio gli ultimi sondaggi ci aiutano, perché stimano la Lega al 37% che è esattamente la percentuale conquistata da tutto il centrodestra alle elezioni del marzo 2018. Prendiamo per buona la previsione. E guardiamo allora ai risultati dell’anno scorso, partendo dalle elezioni per la camera dei deputati. Si può subito notare che al 37% di voti validi raccolto nelle urne dal centrodestra, corrisponde il 42,4% di seggi conquistati (262 su 618 in palio in Italia). Uno scarto positivo che si spiega con l’effetto maggioritario della legge elettorale cosiddetta «Rosatellum». I partiti o le coalizioni maggiori, infatti vincono un numero di sfide uninominali – quelle dove l’importante è arrivare primi – maggiore rispetto alla percentuale dei loro consensi proporzionali. Nel caso delle ultime elezioni, il centrodestra che è risultata la prima coalizione ha beneficiato di un +10% di seggi uninominali come premio maggioritario (ne ha vinti 111 invece di 85/86). Che è lo stesso 10% che ha specularmente perso il centrosinistra, la coalizione peggiore tra quelle che hanno conquistato seggi uninominali: solo 28 a fronte di quasi il 23% dei voti validi. Anche al senato, in misura attenuata visti i numeri ridotti, si è verificato lo stesso effetto maggioritario: con il 37,5% dei voti validi, il centrodestra ha conquistato il 50% dei collegi uninominali (e il 44% dei collegi totali assegnati in Italia).

A conti fatti, dunque, e aggiungendo i deputati e i senatori eletti dalle votazioni all’estero (che però nel complesso sono andate meglio per il Pd), al 37% del centrodestra mancavano 51 deputati per raggiungere la maggioranza assoluta alla camera e 23 senatori per raggiungerla al senato. È questo il gap che Salvini, immaginando la Lega al 37% come prevedono i sondaggi, deve colmare. Può farcela, senza Forza Italia?

Tentare oggi una risposta significa astrarre completamente dalla politica, dal modo in cui si aprirà la crisi e dalla conduzione della campagna elettorale. E non tenere neanche conto della data di queste possibili elezioni anticipate nel 2019. Che però è abbastanza facile da collocare al 20 o al 27 ottobre, dovendosi escludere lo scioglimento delle camere troppo presto in estate come troppo tardi in autunno (non ci sarebbe in questo caso il tempo per formare un governo e presentare la legge di bilancio). Restiamo quindi sul piano dei numeri e rispondiamo di sì: Salvini potrebbe colmare il gap e raggiungere la maggioranza per governare. Senza Forza Italia ma non da solo, in coalizione. Con una lista capace di superare lo sbarramento del 3% previsto dal Rosatellum e conquistare seggi, si tratta ovviamente di Fratelli d’Italia, oggi stimati sugli stessi livelli del marzo 2018 (4,6%). E in coalizione, ancora, con un’altra lista come quella che potrebbe nascere da una scissione di Forza Italia in grado di superare almeno l’1% e di contribuire (in virtù di un’altra regola del Rosatellum) all’assegnazione di seggi proporzionali alle liste alleate. In questo modo, conquistando sul campo il 44% dei voti, la coalizione di Salvini potrebbe in virtù del premio maggioritario implicito raggiungere il 55% dei seggi uninominali e il 49% di quelli proporzionali. Percentuali più che sufficienti ad afferrare la maggioranza assoluta sia alla camera che al senato. E formare un governo sovranista doc. Senza Berlusconi.