Non solo abbracci e baci, stavolta Giuliano Pisapia, schierandosi a favore dell’approvazione dello ius soli («va votato entro la legislatura») sparge una manciata di sale su una ferita aperta dentro il Pd, dopo che a Capalbio due giorni fa l’ex premier Renzi si era dichiarato ormai pessimista sull’approvazione della legge («è difficile», aveva detto). Mpd e Sinistra italiana attaccano il presidente Gentiloni, nelle stesse ore in cui è alle prese con il montare della protesta delle associazioni umanitarie contro il ministro Minniti. «La sinistra tutta si è detta disponibile a votare la fiducia. Che aspetta il governo a metterla? O è troppo impegnato a mettere sul banco degli imputati tutte le Ong?», è l’affondo del presidente della Toscana Rossi. Toni duri che di qui a settembre aumenteranno di intensità: non è un mistero che Mdp ha in animo di sfilarsi dalla maggioranza. È in atto una campagna xenofoba «aberrante», rincara Loredana De Petris (Si), urge una diga tanto più che per lo ius soli «ci sono anche i numeri, dal momento che Si è disposta a votare una fiducia di scopo pur di vedere approvata una legge di pura civiltà».

Ma le parole di Renzi – e la risposta di Pisapia – hanno soprattutto l’effetto di riaccendere la polemica dentro un Pd già solcato dai malumori per lo schieramento «anti-Ong» a cui è stato costretto dall’attivismo inutilmente muscolare del ministro dell’interno. Per il franceschiniano Luigi Zanda, capogruppo dem al senato, i tempi per l’approvazione ci sono: «Ius soli e fine vita per noi mantengono una priorità assoluta e prima o subito dopo la legge di bilancio ritengo ci sia il tempo per approvarli. E li approveremo», ha assicurato ieri a Repubblica. A prima vista sembra il contrario di quello che dice Ettore Rosato, capogruppo alla camera, per il quale dopo la manovra non resterà che sciogliere il parlamento e votare.

In realtà la «priorità assoluta» del Pd è non scoprirsi troppo il fianco sinistro. E scaricare sulle altre forze politiche l’eventuale fallimento di una legge che due anni fa Renzi considerava una delle bandiere della sua stagione. Quando, a differenza di oggi, i sondaggi davano lo ius soli gradito alla maggioranza degli italiani.

Dal Nazareno c’è chi giura: «In autunno ci riproveremo». Il sì allo ius soli, viene spiegato, arriverà perché rientra in un accordo più ampio con Angelino Alfano sulle elezioni siciliane di novembre.
Intanto Maurizio Martina, vicesegretario del partito, bolla le polemiche come«inutili» perché – è il ragionamento che ha fatto ieri alla fine del consiglio dei ministri – non è il Pd a frenare, «i problemi vengono dalle difficili condizioni parlamentari». È appunto la linea difensiva del segretario, impegnato nel vano tentativo di tenersi alla larga dal dibattito interno. Ma non disposto a accollarsi la parte del cattivo con gli 800mila nuovi italiani cui aveva promesso la cittadinanza. «Sui diritti è solo grazie al Pd se in questi anni si sono fatti passi avanti storici», rivendica Martina, e oggi definire l’approvazione dello ius soli «difficile» come ha fatto Renzi «significa solo essere consapevoli del lavoro da fare».