Incassa l’apprezzamento di Theresa May e Emmanuel Macron per come l’Italia sta affrontando la crisi libica, ma del presidente francese – che lo ha preceduto intervenendo martedì all’Assemblea generale delle Nazioni unite – Paolo Gentiloni sposa anche il metodo indicato per affrontare le sfide che attendono gli Stati, dai pericoli di un imminente conflitto con la Corea del Nord, reso ancora più concreto dalle parole del presidente Usa Donald Trump, all’immigrazione. Così se Macron aveva parlato dell’inutilità di innalzare muri per difendersi da eventuali (e il più delle volte presunti) nemici e dell’ importanza che ogni nazione non si muova da sola («il multilateralismo è molto più efficiente»), ecco che Gentiloni utilizza gli stessi concetti e perfino le stesse parole del presidente francese: «Ci sono grandi sfide che dobbiamo cercare di affrontare in comune», dice. «Non si risponde a queste sfide con i muri, si risponde con un lavoro comune o, come si dice, multilaterale».
Uniti si è più forti, ripete quindi Gentiloni, concetto ribadito anche per rispondere all’isolazionismo rivendicato da Trump nel suo discorso.

Ma i temi importanti per l’Italia sono l’Africa e in particolare la crisi libica, letta sia sotto il profilo del conflitto interno che per quanto riguarda la crisi dei migranti. «Quanto accade in Africa riguarda tutti», avverte quindi Gentiloni chiedendo un maggior protagonismo delle Nazioni unite in particolare nel paese nordafricano. «L’Onu deve tornare in forze in Libia, perché ne abbiamo bisogno sia per il processo di pace, che deve essere allargato e completato per stabilizzare il paese, sia per quanto riguarda le migrazioni».

Da tempo il governo italiano chiede che siano le Nazioni unite a gestire il processo di pace, mettendo così fine ai tentativi di mediazione compiuti da vari Paesi, comprendendo in questi anche la Francia. «Esprimiamo il pieno sostengo all’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamé e alla sua road map», ribadisce quindi Gentiloni, per il quale «l’obiettivo finale è quello di «fare elezioni politiche in Libia, ma prima serve un processo di pace».

Per quanto riguarda i migranti il premier italiano sa che quanto il suo governo sta facendo in Libia è soggetto a molte critiche, sia per i presunti accordi siglati con le milizie per fermare i barconi, sia per le condizioni dei centri in cui i migranti vengono detenuti e che lui stesso definisce «vergognose e scandalose». Un problema non certo secondario, che il premier cerca di risolvere sollecitando la presenza delle organizzazioni dell’Onu nella gestione dei campi. Più in generale sull’immigrazione Gentiloni sollecita una «risposta globale da parte dell’intera comunità internazionale».