Parla Arzu Çerkezoglu, segretaria generale della Confederazione dei sindacati dei lavoratori progressisti (Disk).

Perché siete scesi in piazza?

Fin dal primo giorno siamo a fianco della lotta per la difesa del Parco Gezi, la violenza della polizia e le politiche autoritarie del governo Erdogan a Istanbul e in tutto il resto del paese. Anche oggi (ieri, ndr)abbiamo scioperato nonostante le minacce del ministro degli interni assieme alla Kesk, l’Unione dei medici turchi e l’Ordine degli ingegneri e degli architetti a sostegno delle rivendicazioni del movimento, per chiedere oltre alla difesa del parco, anche la fine della repressione, la rimozione dei prefetti e degli agenti responsabili di episodi di violenza, il divieto di usare gas lacrimogeni e la liberazione di tutte le persone arrestate durante le proteste.

Questa non è la prima volta che la vostra confederazione assieme alla confederazione dei lavoratori pubblici Kesk organizza uno sciopero generale dall’inizio delle manifestazioni.

Sì, è il nostro secondo sciopero generale, lo avevamo annunciato nel caso il parco fosse stato sgomberato e nonostante ci fosse poco tempo per organizzare la mobilitazione abbiamo fatto quanto promesso.

Guardando ai dati macro-economici l’economia turca cresce, ma anche le diseguaglianze sociali, qual è la situazione relativa ai diritti dei lavoratori nel paese?

Si dice che l’economia cresce, ma se la condizioni di vita non migliorano per tutti non si può parlare di vera crescita. In Turchia i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Il salario minimo, poco più di 700 lire turche (280 euro circa) è molto al di sotto delle costo della vita, le morti sul lavoro sono tantissime. Iscriversi a un sindacato ha come conseguenza diretta il licenziamento. Esistono «liste nere» di persone sindacalizzate redatte dalle aziende. La scorsa settimana si è tenuta una conferenza a Ginevra dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e per l’ennesima volta è emerso come la Turchia sia la pecora nera d’Europa per quanto riguarda i diritti sindacali.

Avete in programma nuove iniziative di protesta?

Faremo tutto il possibile per continuare a sostenere il movimento di opposizione al governo fino a quando continuerà la repressione della polizia, se necessario siamo disposti a tornare di nuovo a incrociare le braccia e manifestare nei prossimi giorni.