«Ai cancelli di Auschwitz si presentarono i soldati dell’Armata Rossa: non certo i consiglieri del centrodestra». Non usa mezzi termini l’Anpi di Genova per denunciare l’ordine del giorno che equipara nazifascismo e comunismo. Lo ha approvato martedì scorso il consiglio comunale. Il testo, presentato da Mario Mascia (Forza Italia), impegna sindaco e giunta ad aderire all’anagrafe antifascista istituita dal Comune di Stazzema e poi, appena più in basso, a «promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda delle ideologie fasciste, naziste, comuniste, eversive e antidemocratica (sic!)» e a «istituire un’anagrafe virtuale antifascista – antinazista – anticomunista – antidemocratica ed eversiva a difesa dei valori della nostra Costituzione». Cosa significhi in concreto non si sa, ma la contraddizione è evidente: la carta costituzionale da difendere è la stessa scritta anche dai comunisti.

Di più: uno dei due presidenti dell’assemblea costituente fu Umberto Terracini, dirigente del Pci (spesso su posizioni più a sinistra del partito) nato proprio nel capoluogo ligure. «Un genovese libero», l’aveva definito il sindaco Marco Bucci solo il 3 febbraio scorso, durante un’iniziativa per i cento anni del Pci. «Ma come si fa a mettere sullo stesso piano Terracini e chi l’ha mandato al confino o voleva ammazzarlo nella repubblica dell’Ossola», dice indignato il presidente provinciale dell’Anpi genovese Massimo Bisca.

Nella città medaglia d’oro per la Resistenza ha fatto aumentare l’indignazione anche il comportamento di una parte dell’opposizione. Se i 5 Stelle hanno scelto di risultare «presenti non votanti», «per evitare di riconoscere qualsiasi dignità al testo», i consiglieri del Partito democratico e della lista civica Crivello si sono astenuti. Attirandosi una valanga di critiche, anche dai loro stessi sostenitori. Così ieri hanno dovuto chiedere scusa alla città, motivando l’astensione come uno strumento per difendere il punto sull’iniziativa del comune di Stazzema. Insomma: un trappolone bello e buono in cui l’opposizione è finita a pie’ pari. Chi ha rivendicato «convintamente» la decisione è stato il gruppo di Italia Viva, che infatti aveva votato col centrodestra.

Le vicende genovesi rappresentano solo un risvolto locale del più ampio tentativo delle destre di affermare il falso storico dell’equiparazione tra fascismo e comunismo. Il 19 settembre del 2019 ad avallare questa strategia ci aveva pensato anche il parlamento di Bruxelles, approvando la risoluzione «sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa». Anche quel provvedimento mette sullo stesso piano chi ha portato il continente nel baratro e chi ha contribuito a liberarlo. È stato votato da 535 europarlamentari: tra loro la destra italiana e, tolte poche eccezioni, tutto il Partito democratico.