Camminate silenziose in fila indiana per riconnettersi con un paesaggio condiviso, microscopiche coreografie tattili percepite sul corpo a occhi chiusi, ma anche poesie da gustare con lo sguardo, esperienze sensoriali tra immagini, voci e segni, un intreccio di danza, teatro, film, arte visiva studiato per essere accessibile a un pubblico di qualsiasi lingua o provenienza. Non è un’utopia, ma la chiave per avventurarsi nei tanti e inaspettati percorsi tra lingue e culture che vibra nella seconda edizione di un festival in cui la relazione tra arte e società è argomento fondante della programmazione.

È il Festival del Silenzio, direzione artistica di Rita Mazza su progetto del collettivo milanese Fattoria Vittadini, Festival Internazionale di Performing Arts con un focus sull’accesso di lingua e comunicazione in supporto alla LIS e alla cultura segnante e al loro riconoscimento legislativo.
Sul perché sia importante risvegliare nel nostro paese l’attenzione sulla Lingua dei Segni italiana (LIS), una scelta d’identità abbracciata da una parte delle persone sorde, ne abbiamo parlato l’11 aprile sulle pagine culturali del manifesto nell’intervista a Rita Mazza, attrice segnante, oggi addentriamoci nel racconto di un festival che fin dal titolo, Equal Access?, trasformerà dal 2 al 5 maggio la Fabbrica del Vapore di Milano e altri spazi come Zona K alla luce di una domanda aperta sulla capacità delle arti performative di essere uno strumento di coesione sociale e di cultura inclusiva.

ESERCIZI DI ASCOLTO
Indovinata la parola identificativa del festival: silenzio, termine che ci porta a interrogarci, prima ancora di frequentare la Fabbrica, su cosa significhi questa parola per udenti e non che vivono in una società invasa da suoni e rumori. Un termine che il festival sceglie per dare forza a un’attitudine all’ascolto, uditivo ma anche visivo, da condividere e ritrovare. Ed ecco perciò le lingue, quelle sonore, orali, e quelle segnanti, insieme in performance che offriranno agli spettatori più canali espressivi di comprensione da utilizzare spostando la prospettiva di osservazione. Il Festival non a caso è connesso al network mondiale di operatori culturali IETM, che con il Satellite Meeting (supportato dalla Regione Lombardia e dal Pio Istituto dei Sordi) propone per tutta la durata della manifestazione discussioni, incontri, attività sul tema Barriere di lingua e di comunicazione nelle performing arts (per partecipare è necessario iscriversi sul sito www.ietm.org/milan).

IL PROGRAMMA
L’impegno del festival sull’accesso equo si lega anche alla neonata collaborazione con l’associazione Fedora: un primo passo perché il festival sia accessibile agli ipovedenti.
Cosa offre il programma? Senz’altro un taglio partecipativo che mette in gioco in modi diversi lo spettatore.
Miriadi di iniziative e spettacoli raggruppati in più sezioni a partire dalla performance site-specific dell’olandese Kay Schuttel che in Where are you now?, titolo inserito nella categoria Comunicare oggi, propone una coreografia basata sull’osservazione di persone con telefoni cellulari nello spazio pubblico per ragionare sul gap tra automatismi di movimento indotti e naturalezza del corpo, o da Hallo! della coreografa turca Aydin Teker che coinvolgerà gli spettatori in una performance sul non sentire e non essere sentiti ispirata alla protesta popolare del 2013 contro la decisione del governo di demolire il parco Gezi a Instanbul.
Tra i momenti più attesi c’è la serata Visual Sign Performances del 4 maggio legata all’azione di sostegno alla LIS. Mazza insieme a Cesare Benedetti e Riccardo Olivier di Fattoria Vittadini con i quali nel 2017 è partita l’idea del Festival, porta alla Fabbrica alcuni protagonisti di forme non verbali di espressione tipici della cultura segnante, lo storytelling, il Visual Vernacular, la poesia in LIS.
Il Visual Vernacular è una tecnica narrativa usata per raccontare storie in modo cinematografico utilizzando non solo la lingua dei segni, ma gesti e espressioni facciali: scopriremo L’Orologio dell’attore segnante italiano Fabio Zamparo, ma anche le poesie di Nikita Lymar, attore che usa la Lingua dei segni russa (RSL), sua lingua madre, testi tradotti prima in russo e italiano scritto, poi nella IS – Lingua dei Segni internazionale, infine in Visual Vernacular. Perché il festival apre una finestra anche sulla diversificazione della lingua dei segni: come spiegherà Rita Mazza nell’incontro del 4 pomeriggio in Fabbrica, le lingue sono strettamente connesse alla cultura di provenienza, quindi a ogni lingua orale corrisponde una diversa lingua segnante, un patrimonio visuale di segni, gesti, espressioni di sorprendente potenziale comunicativo.
Da non perdere si annuncia anche Dante in Visual Art con l’attore segnante Filippo Calcagno che narrerà il 3 e il 4 alcuni canti dell’Inferno di Dante accompagnato dalla voce dell’attrice Maria Vittoria Barella e dalle illustrazioni di Gustave Doré, ma anche da mettere in agenda sono le visite guidate in LIS al Cimitero Monumentale. E ancora nella categoria Bodies, legata alla danza, occhio a Gentle Unicorn di e con Chiara Bersani, a Dep del vietnamita Dam Van Huyn, a VOXsolo di Ariella Vidach/Aiep, al duetto al maschile iLove di e con Olivier e Benedetti accompagnato per la prima volta dalla LIS, e, nello spazio Zona K, alle performance tra danza e fotografia del collettivo Fragile Artists.
Da pregustare nell’immaginazione è la trasformazione della stessa Fabbrica del Vapore, spazio multidisciplinare diviso in lotti per una superficie complessiva di 30mila mq.
Spettacoli, performance, percorsi esperienziali, anche olfattivi, abiteranno Spazio Fattoria, sede di Fattoria Vittadini, il DID Studio di Ariella Vidach, lo spazio Careof, il grande edificio centrale chiamato La Cattedrale allestito da Forostudio e anche luogo di ritrovo per Aperisign, aperitivi segnanti da scoprire grazie alla collaborazione con Bar Senza Nome, primo bar italiano ideato e gestito da sordi, nato a Bologna nel 2012. (programma completo www.festivaldelsilenzio.com)