L’emergenza non è ancora passata nei paesi a cavallo tra le Marche, il Lazio, l’Umbria e l’Abruzzo. La terra trema sempre, la neve è ancora alta, le temperature restano intorno allo zero, le persone non possono muoversi, i soccorsi arrivano a singhiozzo: giusto ieri il sindaco di Acquasanta Terme (Ascoli) ha ordinato l’immediata evacuazione della frazione di Pozza per un rischio slavina che interromperebbe la circolazione sulla strada provinciale. È una spirale di problemi: non si finisce di fare i conti con il sisma che ci si mette il maltempo ad aggredire questi luoghi. I sindaci provano a gestire la situazione ma la distanza tra loro e il resto dell’apparato istituzionale è ormai siderale.

L’insoddisfazione per la gestione del commissario alla ricostruzione Vasco Errani e per gli interventi della Regione è palpabile e l’ultima settimana è stata soltanto una dimostrazione dell’approssimazione con cui si lavora. Nevica ormai da una settimana ma i primi interventi seri sono arrivati soltanto mercoledì, quando quattro scosse di magnitudo superiore a cinque gradi Richter hanno riacceso i riflettori su questi paesi.

Lo stesso Errani, ormai, quando rilascia dichiarazioni si mette subito sulla difensiva: «Forse non è ancora chiara a tutti l’eccezionalità di questa emergenza, con centinaia di comuni da raggiungere in un contesto mai riscontrato prima. A fronte di tutto ciò non abbiamo mai mollato il tema della ricostruzione. Abbiamo anche elaborato un piano per ventuno nuove scuole».

L’effettiva eccezionalità delle nevicate d’inverno sull’Appennino è un concetto almeno discutibile, ma il problema con Errani e gli altri è che mentre le svolte (come le ventuno scuole, appunto) sono sempre e solo sulla carta o demandate a un futuro indefinito, ci sono troppe questioni che necessitano di risposte immediate. Che non arrivano.

Riunioni su riunioni, incontri, assemblee, comunicati: poi però sono già sei giorni che migliaia di famiglie tra Ascoli e Macerata stanno vivendo senza luce, senza riscaldamento e con la linea telefonica che funziona a intermittenza.

Qualcuno, come il sindaco di Caldarola (Macerata), ritiene di essere arrivato ormai oltre lo scandalo e minaccia di passare alle vie legali contro l’azienda elettrica.

La Regione Marche ha fatto sapere che sono «una decina di frazioni le cui vie di accesso non sono ancora state completamente liberate e dove sono al lavoro le turbine. Tutte sono state comunque raggiunte, ma in molte di queste l’elettricità non risulta ancora riattivata». Sul fronte degli interventi si contano oltre 500 uomini e un centinaio di mezzi al lavoro. Le scuole, intanto restano chiuse, e lo saranno almeno fino a lunedì compreso. Si aspetta, in sostanza, che la situazione meteorologica si faccia un po’ più clemente: è l’unica cosa da fare per cercare di limitare i disagi.

Dal maceratese arrivano immagini spettrali: sulle montagne di neve è calata la nebbia, le frazioni sono state tutte raggiunte anche qui, ma le strade sono difficilmente praticabili. Nelle zone intorno a Ussita è stato anche avvistato un branco di lupi aggirarsi tra i boschi e le case.

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Amatrice 20 gennaio, monumento ai caduti del terremoto – LaPresse

 

Ad Amatrice, dove la gestione procede un po’ meglio che sul versante marchigiano, i vigili del fuoco hanno lavorato per tutta la giornata alla riparazione di una fuga di gas nella zona rossa, a due passi dalla chiesa di Sant’Agostino.

Un’altra enorme emergenza è quella che riguarda gli allevamenti. L’ondata di gelo, unita al fatto che in sei mesi è stato rimesso in piedi appena il 15% delle stalle demolite dal terremoto, sta decimando il bestiame. A questo bisogna aggiungere le difficoltà nell’accaparrarsi il cibo per gli animali.

È una situazione drammatica: gli allevatori sono la spina dorsale economica della zona appenninica, perdere centinaia di capi è una mazzata che potrà avere ripercussioni tremende sul futuro. Perché se non riparte l’economia tanti paesi sono destinati a morire per spopolamento. Gli appelli hanno un tono disperato, manca tutto: mezzo, soccorsi, strutture, idee. La resistenza al freddo e alla neve sta diventando logoramento.

Per i prossimi giorni è previsto un leggero innalzamento delle temperature, abbastanza per sciogliere la neve e creare quello che sarà un nuovo problema: la gran massa d’acqua che si riverserà a valle e scenderà verso il mare. Osservate speciali sono le dighe, mentre nei comuni costieri vanno avanti le verifiche sugli impianti fognari per evitare gli allagamenti. A seguire, nelle zone più vicine alla faglia che si sta allargando, verranno fatte nuove verifiche sulle strutture. È possibile, insomma, che la lista dei danni sia destinata ad allungarsi ancora.