“Che obiettivo ci diamo? Quello di resistere e avanzare, sui territori, dove il nostro ‘lavoro politico’ quotidiano è visibile, e ottiene dei risultati che ci vengono riconosciuti”. Le parole di Tommaso Grassi (Firenze riparte a sinistra) offrono una prima chiave di lettura dell’incontro nazionale della “Rete delle città in comune”. Organizzato per mettere a confronto, e spingere all’unità di intenti, le liste di cittadinanza e di sinistra presenti da un capo all’altro della penisola. Con risultati non disprezzabili, visto che fra la sessantina di partecipanti all’incontro fiorentino – ma con adesioni ben più corpose – ci sono perlopiù consiglieri comunali ma anche qualche amministratore di comuni più piccoli. Lì dove una politica di sinistra sta avendo ancora un senso, almeno agli occhi degli elettori.
Nell’imminenza del voto amministrativo di giugno, il primo risultato della giornata è stata la decisione di darsi supporto reciproco, facendo tesoro dei programmi e delle esperienze comuni. “Ai tavoli di lavoro abbiamo elaborato uno schema di linee guida programmatiche – sintetizza il pisano Francesco Auletta – da mettere a disposizione delle liste già costituite o che si costituiranno in queste settimane. Sia delle realtà che già fanno parte della Rete, che di quelle che ancora ne sono fuori ma ci seguono con interesse. Con la discriminante, doverosa, di essere alternativi alla destra ma anche ai cinque stelle e al Pd”. Insomma una scelta, chiara, di campo.
Di fronte al dato di fatto che gli enti locali sono stati le principali vittime delle politiche di austerità, al termine dell’incontro è stato preparato un documento congiunto che, pure in bozza, fa capire bene al direzione di marcia: “Presenteremo programmi politico-elettorali con la richiesta agli enti locali di ‘disobbedire’ ai vincoli che li stanno stritolando. Vincoli che non sono solo quelli della legge di bilancio. Ad esempio, come è possibile che per contrarre mutui la Cassa depositi e prestiti, che è pubblica, presti i soldi a tassi di mercato, quando li riceve dalla Bce a costo zero o quasi?”.
A seguire il tema della “re-internalizzazione” dei servizi, concretamente perseguibile anche secondo il principio “a parità di lavoro, parità di salario” fra gli addetti diretti e quelli in appalto o esternalizzati. Un’operazione da svolgere in parallelo, e in salutare controtendenza, al recupero di un patrimonio pubblico che da anni viene (s)venduto pezzo per pezzo, così come sta accadendo per le “public utilities”. Infine la battaglia civile contro le derive securitarie, dai daspo urbani alla legge Minniti-Orlando, cui contrapporre il recupero di spazi di socialità e di democrazia sostanziale. Nel segno di quelle politiche di cooperazione, solidarietà e mutualismo che ancora danno un senso alla parola “sinistra”.
Fra le città che hanno dato una spinta alla Rete spicca Pisa, dove le elezioni del giugno prossimo stanno dando l’ennesima riprova della crisi del Pd. Con l’arrivo di un commissario, il primo cittadino pratese e presidente dell’Anci Toscana, Matteo Biffoni, il cui mandato è quello di “espletare tutti i tentativi possibili per arrivare a una candidatura unitaria del centrosinistra”. Oppure convocare le primarie il 29 aprile per scegliere il candidato. Richiesta, quest’ultima delle primarie, fatta “a norma di Statuto del Pd” dall’assessore uscente e candidato in pectore Andrea Serfogli, che ha mezzo partito al suo fianco ed è appoggiato anche dalle liste civiche attualmente in maggioranza sotto la Torre Pendente. Ma non è gradito da Mdp e dal suo uomo forte, ed ex sindaco, Paolo Fontanelli.