Urne da “scorporare” per bene, al di là delle apparenze. In Trentino Alto Adige evapora l’8% degli elettori, si crepa l’autonomismo a statuto speciale e nei piccoli Comuni s’insediano i commissari oppure un drappello di sindaci salvati dalla matematica. Certo, Matteo Renzi si è complimentato con Alessandro Andreatta che a Trento ha conquistato al primo turno il secondo mandato. Ma nei 97 seggi ha ottenuto il 53,7% rispetto al 64,4% del 2009. E non basta, perché il Pd in un lustro ha perso un migliaio di consensi e con il 29,6% si ritrova stellarmente lontano dai quasi 25 mila voti delle Europee che valevano il 49%.

Altrettanto clamoroso è il sorpasso della Lega (secondo partito in città con il 13,1%) ai danni del Cantiere Civico di Lorenzo Dellai, ormai ex padre-padrone del “modello sussidiario” all’ombra delle Dolomiti. Meno di 500 voti separano poi il Paat del presidente Ugo Rossi (inchiodato al 9,8%) dal M5S. Con 2.160 voti, invece, L’Altra Trento a Sinistra ha un seggio in consiglio ai danni di Forza Italia che tracolla al 4%. «Già alle Europee avevamo cominciato a riunire la frammentarietà della sinistra. Con questo risultato abbiamo dimostrato che uniti si può continuare a rappresentare istanze, bisogni e speranze della nostra gente» commenta soddisfatta Antonia Romano, insegnante e coordinatrice dei Comitati Tsipras che si era candidata sindaco.

Nessuno vestirà la fascia tricolore in 5 comuni con meno di 3.000 abitanti. Serviva almeno il 50% dei votanti, calcolato senza gli elettori all’estero, per insediare sindaci e consiglieri spesso senza alcuna concorrenza. Non si è addirittura votato a Castelfondo (640 abitanti) per mancanza di candidati. A Mezzano, clamorosamente è sfuggito un solo voto: 723 schede su 1.446 elettori. Salvo errori di calcolo, arriva il commissario come a Roncegno Terme, Samone e Brez. Oppure a Ortisei, in val Gardena: la partecipazione è crollata dal 76,5 al 40,3%. C’era soltanto l’Svp con 17 aspiranti consiglieri per 18 posti in aula.

L’altro “scorporo” riguarda proprio la Südtiroler Volkspartei che dall’8 maggio 1945 monopolizza l’Alto Adige. Dal capoluogo alla periferia, una serie di tonfi inequivocabili. A Bolzano, il Pd in versione bilingue con 6.541 voti diventa il primo partito perché la Stella Alpina si ferma a 6.105. Ma per il sindaco servirà il ballottaggio: l’uscente Luigi Spagnolli non va oltre il 41,6% e dovrà vedersela con Alessandro Urzì (Fi, Unitalia e Alto Adige nel cuore) che riparte dal 12,7%. E appena 92 voti separano l’escluso dal secondo turno Carlo Vettori (Lega) dalla coalizione rossoverde ed ecosolidale capace di raggiungere il 10,5% dei consensi. «Siamo contenti: abbiamo centrato l’obiettivo della vigilia. Ma siamo preoccupati per il risultato della Lega: una Bolzano xenofoba e molto di destra è un dato allarmante» afferma Cecilia Stefanelli. Si riferisce al 7% di voti a Giovanni Benussi, appoggiato anche da Casa Pound.

Il quartier generale Svp è alle prese con una sconfitta storica. Sconfitte brucianti a Vipiteno e San Candido, a Selva di Val Gardena e Villabassa. Ma domenica notte i risultati erano da incubo in troppi feudi: Appiano, Dobbiaco, Naz Sciaves, Campo di Trens e Prato allo Stelvio hanno voltato le spalle. E si profila un secondo tempo da incubo perfino a Merano con Gerhard Gruber che riparte dal 24,4% nella sfida decisiva con Paul Rosch dei Verdi, al 22,1.

Ballottaggio cruciale anche in Trentino: a Rovereto il sindaco uscente Andrea Miorandi (centrosinistra “autonomista”) dovrà rincorrere Francesco Valduga (Verdi, Popolari e civiche) che ha raggiunto il 38,1%. Decisivi, sulla carta, i consensi del centrodestra (18,8% a Marco Zenatti) e del M5S che con Paolo Vergnano vanta il 7,5%.
Insomma, lo statuto speciale a Nord Est non regge alla prova dei drastici tagli (ospedali, contributi e fondazioni varie) e della crisi di rappresentanza Paat & Svp. Se i dem esultano in pubblico, manifestano in privato tutta la loro disillusione sulla futura governabilità della Regione affidata a Rossi.

I veri “rottamatori” del Nazareno in compenso hanno trovato una nuova icona. Fulvio Centoz, 40 anni, nuovo sindaco di Aosta con il 54,18% grazie all’alleanza con Union Valdotaine, Stella Alpina, Creare Vda. Renziano Dop, è il segretario regionale del Pd e incarna la vocazione maggioritaria a senso unico. Vice-sindaco sarà Antonella Marcoz, dell’Uv. Emorragia di elettori anche in Valle d’Aosta (meno 5%). Nel nuovo consiglio comunale vanno tre seggi a Alpe, due a Lega e Movimento 5 Stelle, uno a Uvp e soprattutto a L’Altra Valle d’Aosta che ha ottenuto il 3,7% dei consensi.