«Le amministrative sono un banco di prova molto significativo. La via maestra per me sono le primarie con cui individuare i candidati»: le parole di Enrico Letta, segretario del Pd, avrebbero dovuto gettare nel panico i dem a Napoli ma non è successo. Il partito locale era stato avvisato e anche rassicurato: il percorso messo in piedi dal segretario partenopeo Marco Sarracino prosegue così come è stato avviato. E infatti ieri Sarracino al Tgr ha confermato: «Il Pd è pronto per le comunali di Napoli, stiamo lavorando a un programma ambizioso: lotta alle povertà, transizione ecologica, miglioramento dei servizi essenziali. Lo faremo con gli alleati con cui abbiamo vinto alle regionali di settembre e con i 5S. Lo faremo con un candidato unitario superando lo strumento delle primarie».

Niente primarie ma un coalizione con massimo 8 liste in modo da evitare che le civiche del governatore prosciughino i dem. L’ultima volta che si sono svolte, nel 2016, si è consumato lo strappo con Antonio Bassolino condito con la vicenda dei 2 euro ai seggi. Questa volta Italia viva le aveva individuate come il grimaldello per scardinare l’alleanza con i pentastellati. Per le primarie si è apertamente schierato Ettore Rosato mettendo in campo come candidato sindaco Gennaro Migliore, passato da Bertinotti a Renzi via Pd. La manovra avrebbe espulso i 5S dal perimetro della coalizione e magari convinto il governatore De Luca a far convergere i voti proprio su Migliore.

Ma il presidente della regione ha incassato dal Nazareno la nomina del figlio Piero a vice capogruppo alla Camera e inoltre da mesi è in pressing sull’ex ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, per convincerlo a candidarsi. Un nome che non dispiace ai pentastellati: un tecnico e non un politico, molto stimato e parte dell’esperienza del Conte 2. Per ora il diretto interessato non parla ma studia il dossier Napoli, a partire dai conti disastrati, ma senza la certezza che il governo voglia mettere in campo una norma per i comuni in difficoltà sarà difficile che accetti. Se si chiedono dichiarazioni ufficiali sul candidato sindaco la risposta per ora è la terna: Roberto Fico, Manfredi e l’ex ministro Enzo Amendola.

Il parlamentare 5S Luigi Iovino: «Napoli ha bisogno di un progetto che aiuti le città a uscire dalla situazione in cui versa da anni. Bisogna partire dal lavoro del governo che deve aiutare a risanare i 2,5 miliardi di debiti della città. I nomi verranno alla fine, è necessario lavorare prima a un progetto condiviso. Poi bisognerà trovare il miglior interprete possibile. Siamo e vogliamo restare all’interno del perimetro politico della coalizione che ha sostenuto il Conte 2».

Massimiliano Manfredi (consigliere regionale e fratello di Gaetano): «È fondamentale arrivare a una coalizione ampia e omogenea, in cui il Pd mantenga un ruolo centrale e che tenga dentro il M5s e quelle espressioni civiche che hanno sostenuto De Luca alle regionali. Un civismo autentico, non elementi di risulta di altri partiti. Il fine deve essere rendere Napoli una città governabile, nella quale il sindaco eletto non debba dichiarare dissesto e che diventi punto di raccordo con la regione e il governo, soprattutto in questa fase del Recovery e con un esecutivo a trazione nordista».