L’annuncio è arrivato via social: Antonio Bassolino si candida sindaco di Napoli a capo di liste civiche. Al di fuori del Pd, con cui si è consumata da tempo la rottura. È stato il sindaco del «rinascimento partenopeo»: eletto nel 1993 e confermato nel 1997, l’anno dopo lasciò la città al vicesindaco per fare il ministro del Lavoro. Dopo l’omicidio nel 1999 di Massimo D’Antona (che era suo consulente) lasciò il ministero, nel 2000 è stato eletto presidente della regione per due mandati, un’esperienza chiusa con la Sanità commissariata e la crisi rifiuti. «Fare il sindaco è stata l’esperienza più importante della mia vita – ha scritto ieri – e sento il dovere di mettermi al servizio della città. Siamo dentro una crisi senza precedenti. A Napoli serve una svolta». Aveva provato a candidarsi già nel 2016 passando dalle primarie del Pd (vinte da Valeria Valente) che però erano finite nel caos con sospetti di brogli.

La crisi di governo e poi l’esecutivo Draghi hanno scombinato il percorso per arrivare a una candidatura unitaria sull’asse del Conte 2, Pd, 5S, Leu e Iv, ma aprendo anche ai «civici» cioè i delusi di sinistra e i simpatizzanti del sindaco uscente, Luigi de Magistris, senza imbarcare il suo movimento Dema. Tre i nomi in corsa: Roberto Fico (che ora non può più lasciare la presidenza della Camera) o i ministri dem Enzo Amendola e Gaetano Manfredi, non riconfermati. Con Manfredi che metterebbe tutti d’accordo, anche il governatore De Luca. Draghi ha terremotato il quadro, Bassolino ha affondato il colpo.

Da Fi è trapelata soddisfazione per una candidatura che «spacca il centrosinistra». C’è chi assicura che Bassolino si sia sentito con il candidato in pectore del centrodestra, il magistrato Catello Maresca, per ragionare sulle strategie al ballottaggio. Maresca è radicato in città attraverso le sue iniziative nel terzo settore, correndo come «civico» ha la possibilità di portare la destra, Lega inclusa, al comune.

Nel Pd è allarme rosso. Ieri pomeriggio si è riunita la segreteria provinciale: «Il partito non ignora tutto quel che si muove al di fuori di esso. Un’eventuale frammentazione del quadro favorirebbe la destra minando lo sforzo collegiale verso cui tutti si stanno spendendo. Riuniremo i nostri organismi per rafforzare la linea, che la segreteria conferma all’unanimità». Il consigliere regionale dem Massimiliano Manfredi: «C’è stato un lavoro comune per far convivere il mondo che ruota intorno a De Luca con il centrosinistra, i 5S e le reti civiche. Su questo lavoro si è abbattuta la crisi, ora è necessario accelerare perché è evidente che il governo mostra chiari segni di spostamento al nord della pianificazione delle risorse del Recovery. Vicino a una regione forte, Napoli deve avere un sindaco autorevole in grado di sovvertire questo pericolo».

I 5S devono ricostruire la strategia a Roma come a Napoli. Il deputato Luigi Iovino su Bassolino: «Trovo paradossale la candidatura di chi si è reso protagonista di ben due consiliature fallimentari, lasciando una città sull’orlo del baratro. Napoli ha bisogno di discontinuità da un passato recente e remoto». Iv attende le mosse del Pd ma con Graziella Pagano punta i piedi: «Ritengo sbagliata l’alleanza con i 5s e indispensabile l’unità delle forze liberali, moderate e riformiste».

Art1 con Mario Coppeto: «La sinistra sconta il fatto di non avere ancora un nome condiviso. Abbiamo sprecato mesi dietro a de Magistris, segnalandogli l’errore di aver posto in solitaria la candidatura di una sua assessora, Alessandra Clemente. Abbiamo aspettato la crisi di governo, in attesa che qualche ministro si liberasse, invece avremmo dovuto anticiparla. Manteniamo l’asse Pd, Leu, 5s e lavoriamo per un candidato unitario». Tonino Scala di Sinistra italiana spiega: «Costruiamo un campo progressista che tenga dentro anche Dema, riconoscendone i passi avanti e i limiti». De Magistris pensa alla Calabria e, intanto, commenta. «Il giudizio su Bassolino è consegnato all’immagine dei rifiuti».

Potere al popolo: «Tra il governo con Berlusconi in campo e Bassolino, ci sentiamo di nuovo nel 1994. Ma non abbiamo nessuna nostalgia di quel passato. Dobbiamo costruire un futuro per la città lontano da questi dinosauri della politica con tutti coloro che vogliono metterseli definitivamente alle spalle».