Sembrava un temporale, era una pioggerellina e il governo se la cava aprendo l’ombrello. Sulla presunzione di innocenza, in commissione giustizia al senato, la maggioranza era arrivata a un passo dalla spaccatura. Con il fronte di centrodestra arricchito da Iv capace di mandare sotto il Pd e gli altri, quando il relatore Costa (ex Fi, oggi con Calenda) aveva proposto di aggiungere alle indicazioni governative un divieto secco per le procure e la polizia giudiziaria di tenere conferenze stampa.

In discussione c’è il decreto legislativo che attua la legge di delegazione europea 2019-20, che a sua volta ha recepito finalmente una direttiva europea vecchia di cinque anni, con la quale si dice agli stati membri che gli indagati non devono essere presentati come colpevoli. Cosa che effettivamente nelle comunicazioni della procura o degli inquirenti, e spesso anche nei nomi che si danno alle operazioni, accade. A tutto questo il decreto legislativo pone rimedio. Costa aveva provato ad aggiungere il divieto tassativo di conferenze stampa. Che le procure parlino con i comunicati, e senza dire chi è il pm che procede.

La sospensione, la settimana scorsa, per evitare un clamoroso ribaltone di mezza maggioranza, ha prodotto ieri l’intesa. Avanzata formalmente dal presidente della seconda commissione del senato, il leghista Ostellari. Il testo approvato all’unanimità prevede che il procuratore della Repubblica in casi particolari può decidere comunque di convocare i giornalisti: «La determinazione di procedere a conferenza stampa deve essere assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano». Questo vale anche per la polizia giudiziaria. Sempre il procuratore potrà autorizzare con atto motivato le conferenze stampa delle forze dell’ordine le quali, precisa il parere con il quale hanno dato il via libera al decreto legislativo entrambe le commissioni parlamentari, dovranno sempre attenersi al principio di presunzione di innocenza.

Ostacolo aggirato, ma conferma delle difficoltà della maggioranza sul tema. Tant’è che delle proposte del governo su Csm e ordinamento giudiziario ancora non c’è traccia. Sulla giustizia per la maggioranza non splende ancora il sole.