Competencia oficial è uno dei film più attesi in Spagna nella prossima stagione, con il suo cast stellare che comprende Penelope Cruz, Antonio Banderas e l’attore argentino (coppa Volpi per Il cittadino illustre) Oscar Martinez, ma soprattutto perché si tratta di una commedia intelligente e divertente, due aggettivi che non sempre vanno insieme.

Nonostante uno stop per via della pandemia, a quanto si percepisce dalla complicità che circola tra filmmakers e attori, il set deve essere stato evidentemente divertente. I registi Gaston Duprat e Mariano Cohn, il cast e lo sceneggiatore Andres Duprat, defilato, spiegano come sono riusciti a fare dell’ironia e dell’autoironia così efficaci, scatenando la competizione tra gli attori nell’intreccio ma anche nell’interpretazione. Il film infatti racconta il lavoro degli attori nella preparazione di un film, proponendo uno scontro frontale tra la figura di Martinez, attore impegnato (naturalmente di provenienza teatrale) e Banderas, attore «commerciale» e una Penelope Cruz in forma splendida, nel ruolo della regista estrosa, che gioca sulla rivalità professionale dei due per meglio rappresentare i loro ruoli nel film – due fratelli rivali.

Girato a partire da una sceneggiatura non rigida, calibrata attraverso l’intervento degli attori, il film dà modo agli interpreti di raccontare e riflettere sul loro mestiere senza nascondere l ‘ego narcisista che ne fa parte consustanziale. «Volevamo mostrare come gli attori costruiscono le loro emozioni, qualcosa che lo spettatore normalmente non vede.» E per far questo la sceneggiatura è stata costruita a partire dalle esperienze stesse degli attori.

Metacomunicativo come gli altri film dei fratelli Duprat, uno sulla fama letteraria, El ciudadano ilustre (Il cittadino illustre), l’altro sull’arte Mi obra maestra (Il mio capolavoro), Competencia oficial gioca continuamente tra gli specchi delle figure degli attori e quelle dei loro personaggi con autentiche sfide interpretative come la gara di insulti. E che in realtà gli insulti fossero scritti dà il segno del finto gioco di improvvisazione e spontaneità che il film mette in scena. Ancora più profonda è la tensione tra la scena -prevista in sceneggiatura- in cui Banderas dichiara di essere malato di cancro per avvantaggiarsi sul rivale, ma che poi rivela trattarsi di una finta per dimostrare le sue capacità. Ma Antonio Banderas ha avuto davvero problemi di salute. Il triplice livello tra finzione attore e interpretazione è ben giocato.

Gli attori hanno raccontato i loro metodi di preparazione, con aneddoti personali. «In effetti io avevo un collega che faceva strani muggiti per preparare la voce. – racconta Martinez- A me va benissimo; ognuno può fare quello che vuole, basta che non disturbi la mia concentrazione. Un mio collega a teatro ha persino recitato tutta la sera tenendo una matita tra i denti.» «Per preparare un film -aggiunge la Cruz – un regista ha chiesto a una mia collega di andare da un certo psicologo. E quando è arrivata a quell’indirizzo ha trovato il regista stesso».

Nessuno dei tre però si è identificato col suo personaggio: Martinez ha dovuto marcare il suo accento argentino per volontà dei registi, laddove in Spagna questo accento non è molto amato, ancor meno se associato a un attore di teatro. Cruz definisce il suo personaggio «una psicopatica intelligente che se ne frega di quello che gli altri pensano di lei, ma così insopportabile e sola» che non vorrebbe essere come lei. Anche Banderas dice che se il personaggio fosse stato troppo simile a lui non lo avrebbe interpretato: «È un maschilista ed è furbo, ma rimane trasparente nei suoi modi».

«In fondo questo film è un omaggio al nostro mestiere- dice Cruz- Non c’è mai mancanza di rispetto». «Si riflette su pregiudizi e aspettative legati al mestiere dell’attore ma che non sono loro esclusiva. Viviamo in tempi in cui la risata è diventata sovversiva, in alcuni casi. Molte volte si appoggia sull’ironia e questo può toccare quel che chiamiamo il politicamente corretto. Ma siamo stati molto chiari: noi ridicolizziamo i percorsi di accesso che si usano per arrivare all’arte, fatti di invidia, competizione, egocentrismo, insicurezze. In fondo tratti del genere umano. Se si facesse una satira sui politici, i giocatori di calcio, i giornalisti e molte altre professioni avrebbero molti punti in comune.

Ma l’elemento che contraddistingue i comici è che «il nostro mestiere ci impone un grado di esposizione maggiore. Purtroppo dipendiamo dall’accettazione immediata. Un compositore può pensare: ’Non mi capiscono ma un giorno mi comprenderanno’. Noi invece no».

«Mariano e Gaston sono due grandi lettori della società – nota Banderas- Sanno scovare la stupidità e ridicolizzarla. Sono coscienti che molte battaglie oggi le vincono gli idioti».

Si dice nel film «Il vero rischio artistico è far commuovere la gente comune». Ma anche farla ridere. E questo avviene puntualmente in Competencia Oficial, come in un meccanismo ad orologeria.