Como si prepara al giorno più lungo. E non sarà oggi. Il campo d’accoglienza per migranti gestito dalla prefettura è in via di lavorazione. Le promesse sulle tempistiche del prefetto paiono essere disattese dalla realtà. Oggi il campo non sarà pronto e le stime più realiste dicono che bisognerà aspettare il fine settimana. Probabilmente dopo. Mancano una ventina di prefabbricati, non ancora arrivati, e poi la cablatura di corrente, acqua e fognatura. Settimana scorsa la Croce Rossa ha pubblicato e distribito il regolamento del campo: «Il centro – si legge – non potrà essere un luogo di detenzione del migrante o, peggio, di “deportazione”, assolutamente bandita dallo Stato italiano». Il centro – c’è scritto ancora – sarà aperto tutto il giorno e che chi vi risiede potrà entrare uscire liberamente durante il giorno ma alla sera dovrà rientrare per le 22.30».

La paura di essere semplicemente allontanati dalla stazione e di essere obbligati a una permanenza non voluta è il primo problema delle oltre 300 persone ancora lì al parco San Giovanni. Il campo prefettizio non è certamente la soluzione, l’unica possibile per le centinaia di persone ferme a Como, e nelle tante Como d’Europa, è la libertà di proseguire il viaggio.

Oggi Como si prepara a due mobilitazioni di piazza differenti che attraverseranno la città. La rete Como Senza Frontiere ha ripreso le «marce del giovedì» momento bi-settimanale con cui sono denunciati i tanti morti e desaparecidos tra i migranti che salpano il mare per cercare una salvezza. Davanti alla Stazione Como San Giovanni alle 19.30 si concentrerà un secondo corteo. L’appello del corteo circola in rete e sui social network ed è firmato «i solidali dell’infopoint» che si oppongono «al campo istituzionale».

L’assenza d’informazioni precise su regole e tempistiche, le dure parole di Alfano, di qualche giorno fa, che lasciano intuire che i migranti che decideranno di non «accettare» lo spostamento nel campo non avranno margini per una soluzione B e quindi saranno allontanati dalla città, e le diverse speculazioni politiche che si stanno consumando sul campo generano un clima di tensione sempre più alto. Piano piano la città si prepara al giorno più lungo, che alla sua fine rischia di lasciare tutti scontenti e di farla pagare ai più deboli: i migranti.