È molto in salita la strada della nuova Commissione, sotto la presidenza della tedesca (Ppe) Ursula von der Leyen, che già al primo voto dell’Europarlamento nel luglio scorso è passata per soli 9 voti. Il prossimo appuntamento è lo scrutinio del 24 ottobre prossimo, che dovrà dare il via libera finale a tutto l’esecutivo europeo, per permettere alla nuova Commissione di succedere a quella di Jean-Claude Juncker il 31 ottobre. I tempi però potrebbero allungarsi. Gli ostacoli si stanno moltiplicando.

Tre audizioni di futuri commissari sono state problematiche e i candidati sono stati «rimandanti», dovranno rispondere ancora a delle domande scritte, per precisazioni: si tratta della francese Sylvie Goulard al Mercato unico, del polacco Janusz Wojciechowski e della svedese Ylva Johansson agli Affari Interni. Due hanno dovuto ritirarsi ancora prima di passare l’esame dell’audizione, l’ungherese LaszIo Troscanyi (Ppe) e la rumena Rovana Plum (S&D), bocciati preventivamente dalla commissione Juri (Legal Affairs) dall’esame della loro situazione rispetto a conflitti di interesse (i due paesi presentano candidati alternativi, che poi devono rifare tutta la trafila Juri+audizione).
I candidati passati ieri sotto il fuoco delle domande delle commissioni specifiche del Parlamento europeo sulla carta devono aspettare 24 ore per sapere la risposta: tra essi c’è Paolo Gentiloni, che il suo gruppo – S&D – sostiene con determinazione e ha commentato la prova dell’audizione in termini positivi. Attesa anche per il risultato dell’audizione del greco Margaritis Schinas (Ppe), ieri fino alle 21,30, certo molto competente sulle questioni europee (era portavoce della Commissione), ma su cui pesa il nome del portafoglio: Protezione del modo di vita europeo, che comprende tra le competenze anche l’immigrazione (un favore fatto a Orban e all’estrema destra).

In apertura dell’audizione il presidente (spagnolo) della commissione Libertà pubbliche ha subito espresso dubbi sul nome «modo di vita europeo»: tutti sappiamo che esiste e lo difendiamo, ha detto, ma non pensiamo che l’immigrazione lo metta a rischio. Schinas si è impegnato per un «nuovo patto di immigrazione e asilo», ha ricordato la tragedia di Lampedusa e concesso un’apertura alle ong, ma ha insistito sulla «protezione contro gli abusi».

Tra i tre candidati in difficoltà, che dovranno rispondere, per il momento, a nuove domande scritte (prima, eventualmente, di ripassare l’audizione, cioè l’interrogatorio di 3 ore di fronte alle commissioni competenti del Parlamento europeo), il caso più emblematico è quello della francese Sylvie Goulard, prevista per un portafoglio di competenze allargate: Mercato unico, a cui sono stati aggregati Industria, Difesa, Spazio. I dubbi dell’Europarlamento non riguardano le competenze di Goulard, che ha collaborato con Romano Prodi ed è stata a lungo parlamentare a Strasburgo, ma la questione etica. Ci sono due inchieste in corso – una in Francia e l’altra a Bruxelles – per irregolarità sugli assistenti parlamentari e c’è la questione di alti stipendi ricevuti da un think tank americano quando Goulard era parlamentare. Sylvie Goulard è stata un’effimera ministra della Difesa all’inizio della presidenza Macron e si è dimessa proprio a causa delle inchieste a suo carico. «E’ tutta l’immagine delle istituzioni di Bruxelles, della Ue stessa, che si gioca su questi sospetti se non di conflitto di interessi (Goulard ha passato il vaglio di Juri) ma almeno di esagerato interessamento ai vantaggi finanziari che si possono ottenere occupando un posto di potere a Bruxelles. Le difficoltà di Goulard dipendono anche dai giochi politici: Ppe e S&D hanno avuto entrambi un candidato silurato, e potrebbero vendicarsi su Goulard, di Renew Europe, candidata di Macron. Lunedi’ e martedi’ ci saranno le audizioni dei big, Borrell, Dombrovskis, Vestager, Timmermans.