«Cannibalismo finanziario»: queste le parole che il sindaco di Volpiano, Emanuele De Zuanne, utilizza per spiegare la tragica vicenda della Comital, azienda storica dell’alluminio. «Oppure sono degli incapaci e basta. Siamo di fronte ad uno scandalo economico ma non tutto è perso. Pensiamo che si possa e si debba trovare una soluzione. Anche perché il modello che noi vediamo in questa crisi non deve assolutamente fare scuola in Italia», aggiunge Ugo Bolognesi della Quinta Lega Fiom di Torino.

COMITAL, OVVERO Compagnia Italiana Alluminio, ovvero un’azienda di Stato fino alla metà degli anni Novanta, in quanto considerata afferente ad un settore strategico. Poi giungono le grandi privatizzazioni che portano l’Italia nel paradiso del neo-liberismo: quindi una serie di passaggi di proprietà fino all’ultimo, quello che porta la multinazionale francese Aedi, insieme alla collegata Lamalu, a prendere la proprietà del grande stabilimento che da decenni si affaccia sull’autostrada Torino – Aosta. I vari passaggi, da statale a multinazionale, non sono un trionfo a livello occupazionale: si passa da quattrocento dipendenti a cento quaranta. E, se tutto andrà male, tra qualche giorno si potrebbe fare il grande salto e giungere a quota zero. Un capolavoro.

I PROPRIETARI FRANCESI, dopo l’acquisto del 2015, avevano assicurato pane e rose per tutti: assunsero perfino quaranta operai, con tanto di cerimonia pubblica e taglio del nastro alla presenza delle autorità. Ma qualche avvisaglia della tempesta in arrivo si era manifestata: un incendio ad un laminatoio, poi la vendita di alcuni macchinari. Gli operai cominciarono a sospettare, andavano dal sindaco e dicevano «al vescovo hanno detto che tutto va bene ma noi dentro vediamo un’altra storia». Infine, a poco più di un anno dall’arrivo trionfale, ecco la doccia ghiacciata: basta, si chiude.

LA VICENDA NON QUADRA: la situazione economica non è tragica, ed eventuali disequilibri nei bilanci non sono dovuti secondo i sindacati all’andamento del mercato. Niente da fare, perché la proprietà alza un muro invalicabile e procede spedita verso lo smantellamento. Dicono che non ci siano alternative. Appena dopo l’annuncio dell’azzeramento produttivo, gli operai organizzano un picchetto che impedisce al materiale prodotto e stoccato in magazzino, nonché ai macchinari, di uscire dallo stabilmento.

SI GIUNGE ALLO SCONTRO FISICO alla fine di agosto, quando alcuni autotrasportatori tentano di forzare il blocco. Da allora la vertenza, o sedicente tale, entra in una fase di stallo: la procedura di licenziamento collettivo scade tra poche settimane e l’unica speranza risiede nell’acquisto da parte di una società estera. Al momento hanno manifestato interesse una società italo – svizzera, ed una cinese. Quest’ultima facente parte dell’immenso mondo del capitalismo statale cinese, che opera attraverso fondi di investimento controllati dal governo. Lo stesso schema che ha portato squadre di football blasonate ad essere di proprietà dello stato cinese: capitali infiniti e partito comunista cinese.

MA IL CLIMA È CUPO perché, come dice chiaramente il sindaco di Volpiano, «il nostro timore  è che la proprietà francese abbia fatto tutto ciò per togliere dal mercato un concorrente molto competitivo». Ipotesi che in termini teorici nessuno può impedire. Anche perché gli appelli delle istituzioni, le loro richieste, le offerte economiche che hanno avanzato, nonché svariate reprimende non hanno avuto alcun effetto. La Comital dà brutalmente il metro del potere che oggi le istituzioni, lo Stato, possono esprimere laddove la volontà padronale vuole la chiusura brutale.

LA SOLIDARIETÀ intorno ai lavoratori della Comital è manifestata da tutte le organizzazione politiche e sindacali. Nonché dalla comunità di Volpiano, che ieri ha manifestato con un lungo corteo che è partito dal Comune e dopo un lungo percorso è giunto presso la fabbrica che rischia la chiusura. Sotto la pioggia il serpentone ha sfilato lungo un percorso costellato di striscioni scritti in italiano e francese: «Non aux licenciements», «Toujours ensemble!», «Jusqu’à la fin!».

UNA VOLTA GIUNTI ai cancelli della Comital, operai, cittadini, sindacalisti e rappresentanti politici hanno trovato il banchetto preparato dai lavoratori e dalle loro famiglie. Un momento conviviale che però ha messo in evidenza la paura per un futuro che pare avulso da ogni razionalità. Un operaio, di fronte all’ingresso della fabbrica, si domandava se la situazione sia il prodotto delle regole del mercato attuali, oppure dalla stupidità. Molti, come risposta, sostenevano che in fondo non c’è molta differenza, essendo due parti delle stessa medaglia.