Inizia oggi l’era Mittal in tutti i siti Ilva in Italia. A Taranto però le polemiche sono già iniziate. A scatenare la protesta di sindacati e lavoratori, la scelta operata da parte di AM InvestCO Italy sugli 8.200 lavoratori assunti con la formula del distacco da Ilva in AS. Per i 2.586 esuberi (di cui all’incirca in 300 saranno utilizzati nelle attività di bonifica che resteranno in capo ad Ilva in AS), che da oggi entreranno in cig a zero ore sino al 2023 con l’impegno di Mittal a sottoporre a questi lavoratori un’offerta per rientrare entro il 2025, martedì è stato invece l’ultimo giorno in fabbrica, visto che ieri hanno usufruito di una «giornata premio».

Tra questi ultimi però, secondo i sindacati, si sono registrate «molteplici incongruenze palesi sui criteri della professionalità, anzianità e carichi familiari, per effetto dei quali non vi è più ombra di dubbio come la selezione per centinaia dei distacchi sia stata operata attraverso criteri unilaterali da parte dell’azienda, di fatto al di fuori di quanto previsto dall’accordo».

Secondo quanto previsto dall’accordo sindacale dello scorso 6 settembre, infatti, i criteri di selezione dei lavoratori avrebbero dovuto seguire il seguente schema. Al primo posto la linea tecnologica, guardando prima di tutto ai singoli reparti, se e come resteranno in attività: se un reparto verrà chiuso o ridimensionato, inevitabilmente tutti o quasi i suoi addetti risulteranno in esubero e quindi in cig. Dopo di che, secondo un calcolo di media ponderata che i sindacati si attendevano di conoscere già nei giorni scorsi, si sono andati a valutare gli anni di anzianità, la competenza e i carichi familiari.

Inoltre, il fatto che molti lavoratori posti in cassa integrazione appartengono ad associazioni (come il comitato Liberi e Pensanti) o a sindacati di base (come il FlmCub) o a movimenti politici (come il Movimento 5 Stelle), ha ovviamente acceso le polemiche sul fatto che la nuova società abbia di fatto scelto di «eliminare» dalla grande fabbrica per i prossimi 5 anni, i lavoratori più «scomodi» in termine di denunce e battaglie su quanto avviene all’interno della fabbrica, sui temi della manutenzione, del rispetto delle regole sul posto di lavoro e sull’attuazione delle prescrizioni presenti all’interno del Piano Ambientale.

A ciò si aggiunga il fatto che molti dei lavoratori collocati in Cig sono relativamente giovani, oppure appartengono dal 4° livello in giù, ed il gioco è fatto. Sicuramente qualcosa non ha funzionato: lo dimostra il fatto che diversi lavoratori che hanno ottenuto la riassunzione da Mittal si sono prenotati per ottenere l’incentivo all’esodo (oltre 400 le transazioni firmate solo a Taranto, che secondo i sindacati potrebbero arrivare ad oltre 700). Il che significa che ci saranno da parte della società integrazioni rispetto al piano di assunzioni previsto.

Per questo il direttore della gestione operativa dei MiSE, Giampiero Castano, su richiesta dei sindacati, ha convocato l’8 novembre a Roma un incontro tra i dirigenti di Am InvestCo Italy, i commissari straordinari Ilva e i rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb, Ugl e Federmanager. Incontro durante il quale, secondo fonti aziendali, AM InvestCO Italy spiegherà le sue scelte, che assicurano le stesse fonti avrebbero rispettato i criteri stabiliti in sede di accordo sindacale.

Certo è che il «primo giorno di scuola» della multinazionale Mittal in Ilva, non è stato dei più memorabili. Come ampiamente prevedibile.