All’AMC della Terza Avenue, nell’East Village, gli spettacoli erano esauriti tutto il venerdì e gran parte di sabato – certo, in quel cinema l’introduzione, qualche anno fa, di ampie poltrone reclinabili aveva già ridotto la capacità delle sale, oggi ulteriormente limitata dal cap al 25%. Ma nell’atrio al piano terra, tra la piccola folla «mascherata» (qualche famiglia e coppie), serpeggiava un’aria d’ eccitazione innegabile. Qualche isolato più in là, l’enorme, cavernoso, Regal vicino a Union Square aveva più disponibilità di biglietti.

Al primo giorno di riapertura dopo lo shut -down, il multiplex sembrava starsi stiracchiando – alla cassa non avevano nemmeno ancora il contante per dare il resto, e prendevano solo carte di credito. Ma – segno che la catena non intende per ora chiudere i battenti- durante la chiusura era stato completato il restyling del cinema già intrapreso nel 2020 – il risultato è un look più lounge che multiplex, un po’ strano per quel tipo di spazio così poco intimo, con pareti nere lucide, neon blu squillante, un bar Lavazza e uno che serve birra e cocktails premixed, dall’aria troppo dolce. Compresa nel restyling, la divisione di alcune sale in micro salette con poltrone più comode. Con 26 posti a sedere di fronte a uno schermo minuscolo, per fare il tutto esaurito al mio spettacolo di Godzilla vs. Kong sono bastate sei persone.

C’È UNA CERTA giustezza poetica nel fatto che ci siano voluti due dei mostri più leggendari ed enormi della mitologia cinematografica per risollevare un po’ le sorti del botteghino americano e l’umore dell’industria Usa. Anche il loro primo incontro scontro, nel 1962, King Kong vs. Godzilla aveva fatto storia, cementando il potere dei Titani creati dalla giapponese Toho (oltre a Godzilla, Mothra, Roda, Mecha-Godzilla ..).

Con un weekend da 48.5 milioni di dollari in incassi in 3064 sale -nonostante la capacità ridotta e il fatto che il film fosse disponibile oltre anche sulla piattaforma Hbo Max- questa nuova alleanza tra Legendary Entertainment e Warner Bros. è stato di gran lunga il maggior successo al cinema dall’inizio della pandemia. Il «record» precedente, circa 16 milioni, era stato quello di Wonder Woman 1984, uscito il giorno di Natale. Per la maggior parte dei week end dell’autunno/inverno e cifre ruotavano intorno ai tre o quattro milioni, con un’impennata intorno agli undici per Tom & Jerry The Movie.

COSTRUITO, come gli altri film del Monsterverse della Legendary, sulla spettacolarità e le bellezza quasi pittorica delle scene con i mostri, Godzilla vs. Kong è decisamente carente dal punto di vista del plot e dei personaggi umani, che sono al limite dell’ insopportabile. Ma il combattimento tra i due Titani – grandioso già il primo, sottacqua, e poi sempre più enormi con showdown finale a Hong Kong (che però fa rimpiangere Pacific Rim) – valgono la spesa del biglietto. Come il film «tifa» in modo abbastanza evidente per King Kong, la speranza era tale che quest’oggetto – con il classico Dna del grande spettacolo hollywoodiano da consumarsi su grande schermo e di fronte a una vasca di pop corn – fosse il film della svolta che anche critici poco inclini al genere, come A.O Scott, del New York Times, sono stati molto generosi.

NONOSTANTE il successo di Godzilla vs. Kong renda possibile pensare che Hollywood forse quest’anno avrà una stagione estiva, il percorso verso la ripresa e ancora arduo. Molte delle sale arthouse di New York non hanno ancora riaperto. All’insegna della prudenza, la programmazione di repertorio del Film Forum (che ci ha abituati a retrospettive vorticose, con tre/quattro film diversi in un solo giorno) include una settimana di La finestra sul cortile e del restauro di La Strada. Le sale del Lincoln Center riapriranno solo la settimana prossima, mentre non è ancora annunciata la riapertura del Metrograph. Nelle sale indipendenti, in cui è appena uscita, la maliconica commedia nera di Azazel Jacobs French Exit, nonostante una bellissima interpretazione di Michelle Pfeiffer, ha incassato poco più di 300 dollari per schermo nell’arco del week end. In vista della cerimonia degli Academy Awards, che si terrà domenica 25 aprile, molti cinema hanno scelto di mettere in cartellone i film nominati – è la chance di vederli «grandi», nel contesto per cui erano stati pensati.

La paura di fare uscire nuovi titoli troppo in anticipo rispetto al livello di comfort del pubblico – e quindi rischiare di buttarli via – è ancora tanta. Come mi diceva un amico che programma molte sale l’altro giorno: «La maratona è appena cominciata».