Pochi giorni fa è stato pubblicato un articolo (il manifesto 18 gennaio) sul progetto dell’area della stazione Tuscolana che l’attuale amministrazione sta avviando in partnership con RFI attraverso la partecipazione al bando internazionale Reinventing Cities.

L’avvio di un progetto permette di orientare la discussione sui principi teorici della rigenerazione urbana, sulle strategie utili a coniugare le idee con le politiche e i programmi che da queste derivano.

Oggi i temi del costruire sul costruito, del recupero di spazi abbandonati, della riconversione di edifici dismessi, sono argomenti consolidati nelle teorie della crescita urbana; la stazione Tuscolana è un punto strategico che ricade esattamente nel perimetro di questo dibattito.

SI TRATTA di un luogo centrale tra aeroporto e stazioni ferroviarie nazionali (Termini e Tiburtina), nodo di interscambio del sistema di trasporto regionale con la metro A e C, che tiene insieme la visione di area vasta con quella urbana e locale. All’intorno della stazione, le aree vicine ai binari sono caratterizzate dalla presenza di attività incompatibili con le residenze circostanti e con la modernizzazione delle linee ferroviarie. Sono spazi abbandonati, degradati, inquinati, inaccessibili. Ovunque nel mondo da questi luoghi parte la rigenerazione di interi settori urbani. Non devono essere tutelati, devono essere riqualificati.

La scelta di selezionare l’area per la partecipazione al bando Reinventing Cities, riporta la nostra città a confrontarsi sui temi del progetto con altre città del mondo con percorsi di rigenerazione coniugando investimenti e qualità delle trasformazioni, interrogandosi su come garantire la varietà degli spazi urbani, su come favorire intensità dell’abitare.

È l’occasione per sviluppare un’idea di città non basata su numeri indici e zonizzazioni, separazioni funzionali, quanto piuttosto sulla qualità degli spazi, sulla capacità di intercettare i bisogni dei luoghi, le esperienze positive esistenti, integrandole in quel mix tipologico e funzionale che deve favorire l’articolazione sociale e quindi la vitalità della città.

È DA MOLTO tempo che si parla di ripensare stazioni e aree ferroviarie nella città, ma spesso i progetti sono bloccati da strumenti poco adeguati ai tempi delle trasformazioni e agli obiettivi. Le norme urbanistiche (la legge urbanistica è del 1942 e il decreto sugli standard del 1968 quando nessuno mai si sarebbe immaginato di andare a fare jogging in un parco o di girare su un monopattino elettrico…) sono figlie di un momento storico che vedeva il futuro nella espansione delle città, nello sviluppo di periferie raggiungibili esclusivamente con l’auto privata, al consumo di suolo considerato allora non una risorsa preziosa ma un luogo di conquista. Idee legate a una concezione per cui esistevano categorie chiare e contrapposte: il centro, la periferia, la città e la campagna; classi e definizioni oggi superate, come completamente trasformate sono le relazioni tra modalità di abitare e lavorare.

SE NON SI VUOLE modificare il punto di vista è impossibile sviluppare progettualità nuove e adeguate, rimanendo fermi a un dibattito ci racconta solo il passato (usando strumentalmente le parole e accompagnandole a numeri sbagliati) senza offrire una via di uscita, un’idea sulla città futura nella quale vogliamo vivere.
Io credo che oggi il diritto alla città si nutra del diritto alla massima accessibilità ai luoghi, alla possibilità di spostarsi negli spazi diversi in cui si svolge la nostra vita e la nostra quotidianità. Per sviluppare politiche in questa direzione, Roma Capitale ha sottoscritto un “Verbale di Intesa” con Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e FS Sistemi Urbani (FSSU), per lo sviluppo del sistema metro-ferroviario e delle aree ferroviarie dismesse con specifici programmi di rigenerazione del settore di anello ferroviario, ricompreso tra la stazione Trastevere la stazione Tiburtina. Il verbale contiene molti obiettivi di sviluppo della rete di trasporto pubblico con la costruzione di nuove stazioni, di connessione tra rete del ferro e struttura urbana.

NEGLI ATTI programmatici approvati in Giunta e propedeutici a questo accordo si legge che: Il programma rappresenta un prioritario obiettivo dello sviluppo urbano teso a una visione strategica di rigenerazione urbana da attuarsi attraverso la trasformazione di alcune tra le aree cruciali, legate in sequenza dalla correlazione tra l’intensità trasportistica dei corridoi ferroviari e i connessi settori di città attraverso corridoi ambientali ad essi correlati. Il piano per l’area della Tuscolana nasce quindi dalla scelta di attivare uno specifico progetto all’interno del complesso ambito di programmazione strategica dell’anello ferroviario (uno strumento del Piano Regolatore, che risponde quindi a un dimensionamento generale di servizi, norme e standard) che consenta di agire, nel contesto di una visione generale, su un preciso tema.

Lo strumento approvato, una variante al perimetro originario dell’ambito di trasformazione, non modifica le quantità, le previsioni e gli accordi già stipulati; definisce le invarianti (almeno 50% di superfici per spazi aperti, i limiti per un mix funzionale vario con servizi, residenze e commercio di vicinato escludendo grandi superfici di vendita); favorisce le proposte capaci di coinvolgere stakeholder e soggetti attivi sul territorio; individua le modalità per affrontare questo pezzo di città nella sua specificità, con progetti che sappiano interpretarne le vocazioni valorizzandole.

COSÌ IMMAGINIAMO la città del futuro: densa di attività, accessibile, con spazi adeguati alla contemporaneità, abitazioni rispondenti ai bisogni attuali, servizi moderni. Abbiamo il dovere di assumerci la responsabilità di governare le trasformazioni, sfuggire alla retorica che ci vede soccombere di fronte a ogni ipotesi di cambiamento, fissare le regole ed essere propositivi per fare in modo che finalmente Roma possa immaginare il suo passato come parte del suo futuro.

* Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale