L’America che ha votato contro Trump si è risvegliata con la sensazione che il suo maggior successo stia nell’essere riuscita a tornare indietro da un potenziale punto di non ritorno: la maggior parte dei Paesi che si spingono nell’autoritarismo fino al punto in cui erano arrivati gli Stati uniti non riescono nella stessa impresa. Riuscirci ha richiesto una coalizione straordinaria, che va da Angela Davis a Bill Kristol, e lo sforzo pazzesco di Stacey Abrams in Georgia, con il suo New Georgia Project.

A SOSTENERE BIDEN è stata la comunità nera che il 29 febbraio, con il voto delle primarie in South Carolina, ha attribuito al vice di Obama una vittoria schiacciante, confermata pochi giorni dopo al super Tuesday; il resto è già storia.  Ma il percorso di Abrams e di una rete di attivisti per capovolgere l’esito delle elezioni presidenziali in Georgia prosegue da quasi un decennio.

Un gruppo composto da politiche nere, difensori del diritto di voto e organizzatori di comunità ha analizzato e stilato l’elenco delle ragioni per cui i democratici perdevano negli Stati del sud. In cima ci hanno messo le tattiche di soppressione del voto da parte della destra e il fallimento dei Democratici nel montare un programma di sensibilizzazione e di protezione degli elettori.

Abrams ha fondato il New Georgia Project nel 2013 mentre faceva parte della Camera dei rappresentanti della Georgia. L’iniziativa mirava a raggiungere le minoranze e i giovani elettori, due gruppi spesso esclusi dal processo politico, ma che rappresentavano la possibilità migliore per consegnare lo Stato ai democratici.

LA SPINTA DEI DEMOCRATICI a ribaltare la Georgia è continuata negli anni successivi: nel 2014, una coppia di rampolli democratici, Jason Carter e Michelle Nunn, hanno corso e perso, rispettivamente per il posto da governatore e per il Senato. Qualcosa è cambiata nel 2018. Abrams ha perso, ma la sua sconfitta sul filo di lana alle elezioni governative della Georgia ha chiarito, a lei e agli altri liberal dello Stato, che i cambiamenti demografici nei sobborghi avevano raggiunto il punto critico.

L’argomentazione del gruppo di Abrams con il partito era semplice: i democratici potevano vincere di più espandendo la coalizione per includere gli elettori neri disimpegnati, invece di continuare a concentrarsi sulla persuasione degli elettori indecisi, moderati, e bianchi.

ABRAMS l’aveva dimostrato: la sua campagna aveva registrato più di 200mila nuovi elettori nel periodo precedente le elezioni del 2018. Quando Fair Fight e il New Georgia Project, due organizzazioni fondate da Abrams, ci hanno riprovato quest’anno, con un lavoro capillare durante la pandemia, hanno quadruplicato il successo, registrando più di 800mila nuovi elettori.

Questa nuova e vasta coalizione di elettori, tra cui molti giovani neri che decidevano di votare per la prima volta, ha portato Joe Biden alla vittoria in Georgia, dove i Dem non vincevano da inizio anni ’90. «Quando cerchi solo di sfruttare i cambiamenti demografici, speri semplicemente che gli elettori ti ascoltino e poi ti votino – ha spiegato Abrams – Ma ciò che devi fare non è cercare di convincerli a condividere i valori democratici. Il messaggio è convincere le persone che il loro voto può effettivamente produrre un cambiamento e aiutarle a votare».

IN UNA LETTERA DATATA fine 2019 e diretta agli strateghi democratici e ai candidati alla presidenza, Abrams aveva formalizzato la sua argomentazione: la chiave per conquistare la Georgia è stata coinvolgere nuovi elettori, stabilire roccaforti nei sobborghi della Georgia che cambiano demograficamente e quindi proteggere l’accesso degli elettori alle urne. Ciò di cui ci sarà bisogno poi sarà garantire questa protezione, su scala nazionale.