Sapete perché i dentifrici per bambini si sfidano proponendo sapori allettanti e confezioni attraenti? Perché i bambini tendono a rimuovere i messaggi più allarmanti, le spiegazioni di ciò che accadrà ai loro denti se non faranno buon uso dello spazzolino. È una reminiscenza da un manuale di psicologia sociale che torna in mente leggendo I tempi stanno cambiando. Clima, scienza, politica di Gianfranco Bettin, appena pubblicato da e/o nella Collana di pensiero radicale diretta da Goffredo Fofi (pp. 218, euro 9). Andando avanti con la lettura si comprende infatti che quel meccanismo di rimozione vale anche per gli adulti se l’allarme richiede una profonda consapevolezza dei propri comportamenti. Ciò che accade ad esempio di fronte al climate change che può cambiare tutto al punto da rendere l’uomo stesso anacronistico proprio nell’era che lo ha visto plasmare il pianeta. «Anacronistico – scrive Bettin – perché, nel pieno dell’urgenza di cambiare regime energetico, guarda ancora indietro, alle fonti fossili o al nucleare».

LA RIMOZIONE sembra essere un meccanismo arcaico su cui vanno a incidere le teorie negazioniste – sebbene sempre più deboli di fronte alle evidenze scientifiche e all’esperienza diretta -, si innestano i meccanismi di greenwashing, e poggiano le retoriche che antepongono il presente energivoro (come fa il Pnrr italiano), a un futuro che, per definizione, non arriva mai.

VENEZIANO, scrittore, saggista e politico con i Verdi, Gianfranco Bettin è attivo dalla fine degli anni ’70 e proprio in quel tempo incrocia Alex Langer di cui ora rilancia in questo libro una suggestione decisiva per «rimuovere la rimozione»: «La conversione ecologica potrà affermarsi se apparirà socialmente desiderabile», poiché «la paura della catastrofe non ha sinora generato questi impulsi…». È il desiderio, infatti, a spiegare ad esempio la longevità del movimento No Tav. Da quelle parti sono riusciti a rendere «desiderabile» l’attivismo e la partecipazione ai presidi come costruzione di comunità piuttosto che come disciplina. Col climate change è più difficile perché è molto più pervasivo e inafferrabile di un cantiere dell’alta velocità, ma non impossibile. Certamente è necessario e urgente. A patto, suggerisce il testo di Bettin, di decolonizzare l’ecologia politica, superando i limiti di un ecologismo dell’uomo bianco del Nord del mondo, ma anche di leggerla alla luce dei femminismi, e rinunciando all’antropocentrismo, osando immaginare persino «cosa si prova a essere pipistrello».

UN APPRODO a cui l’autore non arriva solo alla luce della sua militanza di lungo corso nelle vicende del Sole che ride. Il volume, prima di entrare nei territori della politica, prende le mosse dalla centralità della scienza nella denuncia precoce della crisi climatica e nella documentazione accurata di cosa sta avvenendo tra l’atmosfera e la biosfera, delle sue cause antropiche, dell’impatto devastante dell’industrialismo, dell’estrattivismo, del consumismo. Perché non era così caldo da 125mila anni, perché «ci sono molti soldi» dietro le intemperanze del clima. Bettin fornisce una mole notevole di dati e piste da seguire per comprendere le cause e tutte le implicazioni della «torrida tempesta degli atomi» e i modi e la forza con cui i tempi stanno cambiando. La Terra è «arca e diluvio» e anche questo complica un quadro in cui non si danno scorciatoie per fermare l’«ipermutamento». Piuttosto, per la sfida più radicale mai affrontata serve il più grande movimento collettivo della Storia.
Gianfranco Bettin sarà uno dei protagonisti del Salone del Libro di Torino che lo vedrà oggi alle 16 nel Bosco degli scrittori impegnato in un dialogo con Daniele Scaglione, autore, sempre per e/o, di Più idioti dei dinosauri.