«A new billion dollar crop», ovvero: una nuova coltura da miliardi di dollari. Così titolava un articolo pubblicato sulla nota rivista americana Popular Mechanics nel 1938, prima che la canapa venisse proibita. «La canapa è la fibra più diffusa nel mondo. La sua resistenza ad ogni genere di trazione rimane ineguagliata fino ad oggi e la sua durata è indiscutibile. Dalla fibra di questa pianta si producono oltre 5.000 diversi prodotti tessili, dal merletto alla corda, e gli scarti legnosi che rimangono dopo l’estrazione della fibra contengono il 75% di cellulosa, con cui si possono produrre più di 25.000 prodotti, dal cellophane alla dinamite».

Ci si riferisce alla canapa chiamandola anche oro verde, si potrebbe aggiungere non solo per la sua incredibile produttività, ma anche per le sue caratteristiche che la rendono sostenibile e particolarmente amica dell’ambiente.

La Cina è l’unico Paese a non averla mai proibita nei suoi usi industriali. Mentre negli Stati Uniti con il proibizionismo si è interrotta del tutto la coltivazione, come in Italia, di fatto distruggendo l’intera filiera, in Cina non si sono mai persi il knowhow e gli impianti. Non è un caso che la maggior parte degli studi sulle proprietà della pianta siano cinesi. La Hmi, la Hemp Investment Group è una società cinese che da anni ormai lavora con la coltivazione della canapa. A marzo 2017 il suo presidente Tan Xin ha dichiarato di voler costruire un nuovo polo industriale con al centro la produzione della canapa, lavorando per sviluppare prodotti in diversi settori, farmaceutico, medico, alimentare, cosmesi, nuovi materiali. Per gli agricoltori cinesi, è oro verde davvero: porta oltre 10.000 yuan (US $ 1.500) per ettaro, rispetto a poche migliaia di yuan per coltivazioni più comuni come il mais. Ha anche pochi nemici naturali quindi non c’è bisogno di costosi pesticidi. Uno dei maggiori centri di produzione si trova nel gelido nord della Cina ed è uno dei maggiori centri del paese per la coltura legale. Le autorità della provincia hanno chiuso un occhio sulla sua produzione prima di legalizzarla e regolarla nel 2016. Un’altra importante area di coltivazione si trova nella provincia dello Yunnan, dove la produzione dell’impianto è stata regolamentata dal 2003. Insieme, queste aree rappresentano circa la metà delle terre coltivabili commerciali legali del mondo coltivate a cannabis, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica cinese.Grazie al sostegno del governo e una lunga tradizione, la Cina è diventata una superpotenza nella produzione e nella ricerca.

NEL TESSILE. La pianta della canapa può arrivare a 5 metri di altezza. Gli steli sono miniere di materiali dalle caratteristiche uniche. La fibra contenuta nello stelo è molto lunga e molto resistente. Negli anni Cinquanta la macerazione era fatta a mano e il filato ottenuto era spesso grossolano e utilizzato soprattutto nella produzione di cordami e di tessuti da lavoro. Oggi con i macchinari più moderni si può ottenere un filato molto sottile, simile al lino.

Sul sito di Maeko, una giovane azienda italiana che si occupa di tessuti in canapa, si declinano in breve le caratteristiche di questa fibra: «È altamente protettiva poiché filtra il 95% dei raggi ultravioletti e scherma dai campi elettromagnetici; crea, a contatto con la pelle, un micromassaggio che favorisce la circolazione sanguigna; ha notevole potere di assorbimento e disperde facilmente l’umidità del corpo. Essendo una fibra cava, si caratterizza per un effetto termostatico che permette di sviluppare una sorta di “coibenza naturale” grazie a cui è possibile percepire una sensazione di freschezza in estate e di caldo in inverno, creando un microclima corporeo ottimale senza causare proliferazione batterica, spesso causa di cattivi odori. Si può lavare in lavatrice e i lavaggi la rendono sempre più morbida e gradevole. La fibra di canapa è insieme morbida e resistente». Maeko produce tessuti in canapa con filati provenienti dalla Cina e nel frattempo sta però portando avanti una accurata analisi con l’obbiettivo di arrivare a produrre un tessuto di alta qualità interamente made in Italy. Si parte dalla coltivazione, per individuare la migliori varietà e la giusta modalità di crescita, per arrivare allo studio di tutti i processi della linea produttiva, con impianti che dovrebbero essere vicini al terreno dove si coltiva. Con grande impegno, si sta cercando di riprendere in Italia questa produzione.

IN EDILIZIA E NELL’INDUSTRIA. Dopo aver estratto la fibra dallo stelo, il materiale che rimane è un materiale legnoso chiamato canapulo o truciolato di canapa. Oltre ad essere un materiale sostenibile, biocompatibile e riciclabile, è traspirante, leggero e resistente. E’ molto utile in edilizia nella produzione di pannelli che possono trovare impiego nei sottotetti, nei pavimenti, nei controsoffitti, nei divisori interni, sia in edifici ex–novo che nelle ristrutturazioni. È ricco di microscopici alveoli colmi di aria in cui si susseguono continui processi di micro-condensazione e micro-evaporazione, contiene inoltre silicio, che contribuisce ad aumentare la sua capacità isolante, sia dal punto di vista termico che sonoro. È in grado di bloccare il passaggio di caldo e freddo dall’esterno all’interno di un edificio e di regolare l’umidità. È adatto a tutte le applicazioni più comuni. Ulteriori prodotti a base di canapa sono i biocompositi, ad esempio quello costituito da canapa e cemento, il cosiddetto ‘calcestruzzo isolante’, più leggero del cemento tradizionale. Oppure la miscela di canapa e calce, un isolante naturale da utilizzare per intonacature interne ed esterne.A Bisceglie c’è un esempio di palazzo interamente costruito con questo genere di materiali, Casa Luce (http://www.pedoneworking.it/case-di-luce.html).

La canapa contiene inoltre cellulosa, da cui si possono produrre bioplastiche riciclabili ed ecologiche, da utilizzare in sostituzione dei derivati del petrolio. Dai suoi semi si ricavano olii per la produzione di vernici e smalti non tossici e soprattutto biocombustibili.

Con la cellulosa ottenuta dalla canapa si può produrre una carta particolarmente resistente, con impatto ambientale nettamente inferiore rispetto alla produzione con alberi. Uno dei progetti di ricerca più completi è VeLiCa – acronimo di Vegetali Lino Canapa –nato nel 2011 dalla cooperazione di quattro istituti Cnr (Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria, Istituto per lo Studio delle Macromolecole, Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari e Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare) e dell’Italian Biocatalysis Center (Ibc) e finanziato da Regione Lombardia, del valore totale di 5 milioni di euro.

Il progetto «si propone di studiare la possibile reintroduzione di colture tradizionali sul territorio italiano ed in particolare in Lombardia quali la canapa ed il lino, rendendone nuovamente remunerativa la coltivazione attraverso l’uso razionale di tutti i bioprodotti ottenibili dalle varie parti della pianta».

Sono diversi gli usi degli oli della canapa che sono stati analizzati: vernici e olii vegetali ad uso industriale, lubrificanti, materiali per la preparazione di schiume poliuretaniche, prodotti industriali quali biodiesel. In totale sono state valutate 3 varietà dioiche italiane (Carmagnola, Carmagnola Selezionata e Fibranova) e 4 varietà monoiche francesi (Fedora, Futura, Ferimon, Felina) in località Treviglio (Mi) e Cavriana (Mn). Sono tutte varietà particolarmente produttive di fibra e materiale legnoso, ma poco produttive di sementi. Prima di tutto occorre quindi capire cosa si vuole produrre per scegliere quale varietà seminare. Una maturazione della pianta tale da consentire una produzione soddisfacente in semi da olio, fornisce infatti una fibra corta e di scarsa qualità per un suo proficuo utilizzo nell’industria tessile. D’altro canto la fibra così ottenuta, detta fibra tecnica, può trovare interessanti sbocchi applicativi nella preparazione di materiali compositi, come le lane isolanti, già utilizzate nella bioedilizia.

COSMESI. L’olio che si estrae dal seme tramite spremitura a freddo ha delle caratteristiche molto interessanti se si pensa all’uso cosmetico. Ha il migliore rapporto tra gli acidi grassi essenziali Omega 3 e Omega 6, la più alta varietà di amminoacidi ed è fonte di vitamina D. Contiene acido linoleico, vitamine, clorofilla, minerali. La lista è lunghissima, così come sono molte le possibili applicazioni. Come crema rende la pelle elastica grazie alle sue proprietà idratanti, in diverse concentrazioni può aiutare in caso di problemi epidermici come l’eczema. Può essere utilizzato anche sui capelli, al pari dell’olio lino. I recenti studi sul principio attivo Cbc stanno portando a nuove scoperte, ad esempio il concentrato di questo principio attivo potrebbe essere di grande aiuto a chi soffre di psoriasi. I produttori del marchio CC+ (Cannabicomplex plus), che nasce dal progetto Ecopassion – sistema canapa Alto Adige, utilizzano tutta la pianta aggiungendo alle proprietà dell’olio quelle degli estratti dei fiori e delle foglie, ricchi di terpeni e cannabinoidi. Può essere utilizzato in numerose preparazioni, dalle creme ai saponi.