Forse nella società mediatica del convulso villaggio globale, in città e paesi dominati dai rumori, flussi di immagini omologate e seriali, gli ultimi veri lettori meravigliati, colti nel pieno dai sensi, angosciati, stupiti, capaci di sorridere, imbarazzati, pieni di paura nei corpi, restano i bambini e i ragazzi. Sono loro che tengono in vita la lettura e la letteratura come emozionale esperienza di conoscenza del mondo nelle sue forme originarie e non di consumo, con una urgenza di conoscenza e di gioco, di oralità, dove il piacere del testo è centrale e allerta i sensi, agita i neuroni.

Molti di questi giovanissimi «apprendisti stregoni» (e lettori) visiteranno il festival Tuttestorie, nato nel 2006 a Cagliari, ideato dall’omonima libreria cooperativa, sotto la direzione artistica di Cristina Fiori, Manuela Fiori e Claudia Urgu, con il contributo dello scrittore Bruno Tognolini, che ha come presidente onorario uno dei maggiori scrittori contemporanei, l’israeliano David Grossman, che da quest’anno approda per la prima volta oltremare anche a Fermo, nelle Marche.

Organizzato da Si produzioni con il sostegno del locale assessorato alla cultura, dal 6 al 7 giugno, gli oltre cinquanta appuntamenti avranno come tema la casa, luogo della quotidianità che diventa avventura e immaginario, tra incontri con l’autore, corsi, narrazioni, spettacoli e insediamenti permanenti come l’«Ufficio poetico edile», che raccoglierà storie di abitazioni e di abitare, la mostra Immobiliare casa, progettata dal ludomastro Carlo Carzan, per giocare con l’architettura delle storie, e un laboratorio dedicato al «popolo degli stupiti»: I miei occhi vedono case da sogno, condotto da Francesca Amat.

Tantissimi gli ospiti (scrittori, musicisti, attori, disegnatori) tra i quali, insieme a molti altri, Andrea Bouchard, Chiara Carminati, Patrizia Ercole, Alessandro D’Orazi, e Roberto Piumini (6 giugno, Piazza Blablà – del Popolo -, ore 18) con lo spettacolo di racconti, poesie e canzoni Storie all’orizzonte, fatto di sentimenti e animali, che vede in scena il grande scrittore. In entrambe le giornate il pubblico dei bambini potrà conoscere anche un’altra affascinante figura della letteratura per ragazzi, Marco Moschini, marchigiano di formazione montessoriana, maestro elementare, autore di molti libri di studio, manuali, ma soprattutto autore ancora tutto da scoprire, che  presenterà i suoi primi «piegattoli» Camilla nel bosco e Nel mare profondo, entrambi illustrati da Beatrice Costamagna, testi di una originalissima collana che l’editore Lisciani affida esclusivamente alla sua cura creativa.

Sono storie fatte di «versi illustrati», come le definisce questo intellettuale che ha dedicato tutta la sua vita allo studio del mondo dell’infanzia e all’insegnamento, che ben conosce il mondo capovolto e misterioso dell’immaginazione dei più piccoli. «I bambini mi hanno insegnato che bisogna affascinarli perché apprendono per fascinazione, e anche sorprenderli: più è alto il livello di sorpresa, più acquista importanza la proposta avanzata», mi racconta proprio a Fermo in Piazza del Popolo, dove si concentreranno tutte le attività del festival. L’idea di questi «piegattoli», originalissimi libri anche per la fattura fisica, dove la pagina si piega due volte nel rapporto manuale, fisico con il libro, fino a dimezzarsi, per poi ricominciare con l’andatura della filastrocca, è proprio il legame molto forte tra la parola e l’immagine.

Moschini li ha prima disegnati a matita, per vedere se funzionavano, poi li ha passati all’illustratrice: «la parola per chi ha tre, quattro, cinque anni deve essere strettamente legata alle immagini, e questi libri giocano sulla sorpresa verbale e grafica, e invitano a guardare il mondo con meraviglia ma anche con fiducia perché la forza bruta non può nulla contro il potere dell’immaginazione», sostiene ancora.

I temi e i messaggi dei libri di Moschini sono da sempre di pedagogia civile, di militanza culturale in senso stretto: da Giocattoli di parole a Cara Pace, Diritti del popolo dei bambini, fino agli ultimi, più narrativi, come il bellissimo I rapatori di teste, un libro dedicato al figlio down Francesco, nato senza capelli per uno stress post operatorio, un racconto sulla diversità; o Non ci provare a prendermi in giro sul bullismo tra i giovanissimi.

Questa nuova avventura dei «piegattoli», che prevede quattro prime uscite, due delle quali saranno disponibili sui banchi di Tuttestorie allestiti dalla libreria Ubik di Fermo, nascono da una sua felice e inconsueta intuizione formale: «Quando piegai un foglio per la prima volta in quel modo, lo feci per stimolare i bambini al disegno. Partendo da un segno grafico tracciato sul foglio bianco spingevo a disegnare la parte mancante e quindi a fare ipotesi cogliendo la realtà sotto diversi aspetti», racconta ancora Moschini, mentre passeggiamo sotto il loggiato, qui dove il festival ha dato sede al suo agorà, una festa del libro per ragazzi che si annuncia come uno degli appuntamenti più importanti del centro Italia.

«Al contempo, però, le piegature, suggerendo ulteriori soluzioni grafiche, invitano anche a riflettere: se vedo solo una parte della realtà posso essere tratto in inganno. Bisogna quindi essere cauti nel dare giudizi senza appello, davanti a un foglio ripiegato come nella vita. La conoscenza perciò va approfondita se non vogliamo valutare in modo superficiale», dice poi, lui che da sempre crede, come ha scritto più volte, a una «educazione emotiva», quella capace di riorganizzare la speranza, cioè «saper mantenere, anche con l’età, la capacità di aver fiducia e di stupirsi e coltivare una dimensione ludica dell’infanzia e della nostra vita adulta, che faccia parte della mente e da usare per attivare gli anticorpi al conformismo e non perdere la sua riserva di sogno». Parla compentrato e profondissimo, gesticolando, mentre camminiamo.