Viviamo il tempo del populismo, una parola che è sulla bocca di tutti per definire molte e differenti aspetti della politica dei nostri tempi.
Definiamo populismo principalmente la risposta alla crisi della rappresentanza che abbiamo conosciuto nel sistema politico che ha governato sin ora, o fin poco tempo fa, i paesi del nostro continente.

La esasperata volontà di distruzione del modello del sistema economico e sociale costruito in Europa, la ricerca di una vittoria senza prigionieri da parte del potere finanziario, la mancanza di un antagonismo da parte dei soggetti politici di rappresentanza delle classi lavoratrici, che al contrario si sono messi alla testa di quello smantellamento, ha tolto al sistema democratico pre esistente ogni capacità e credibilità.

La costruzione dell’Unione Europea, la sua determinata brutalità nel perseguire l’obiettivo di imporre la legge del neoliberismo a discapito del benessere dei molti, con il sostegno dei governi nazionali, ha finito per esasperare vaste aree di popolazione, impoverite e impaurite di perdere quel poco di benessere raggiunto.
Ma la rottura del sistema democratico e delle regole che in qualche misura imponevano una redistribuzione della ricchezza, ha assunto anch’esso il carattere populista. Lo smantellamento delle forme organizzate della politica, del resto, trova nel maggioritario la sua “pietra d’angolo”. Su quel sistema politico si costruisce il bipolarismo omologato sulle scelte di fondo fatto di privatizzazioni e precarizzazione.

Fin troppo facile, quindi, per i «vaffa…» e per chi «prima gli …» costruire su pochi e malfermi concetti, una capacità di penetrazione nel sentimento popolare.
Così, senza una vera critica al sistema economico dominante, anzi a sostegno di questo contro la possibilità che la crisi sistemica possa produrre un movimento sociale capace di metterne in discussione i fondamenti, nascono in Europa e nel mondo, i populismi delle destre e delle classi dominanti.

Questo è lo scenario in cui le forze politiche della sinistra in Europa sono chiamate a confrontarsi.

Transform! europe a Torino ha promosso un incontro, iniziato ieri e in corso ancora oggi, tra intellettuali, attivisti, personalità politiche. Sono arrivati in tanti, proprio per confrontare le diverse esperienze con molte testimonianze dirette da Spagna, Francia, Ungheria, Portogallo, Repubblica Ceca, Grecia e Austria.

Si tiene simbolicamente a Torino, la capitale operaia dello scorso secolo, in un paese tra i fondatori della integrazione europea, che per primo sperimenta un governo a guida populista. Per meglio dire quello di due populismi diversi tra loro. Quello radicato nell’intolleranza e nel nazionalismo, dapprima nordico, ora con ambizioni di rappresentare gli interessi nazionali e quello con la matrice post ideologica del «né di destra né di sinistra», come maschera del dominio della legge mercato e la cancellazione del conflitto sociale.

Anche per noi in Italia è importante ascoltare e capire come anche in Europa la sinistra risponde a questa nuova fase.

E come si pensa di costruire una risposta adeguata alla avanzata della destra e del populismo.

*Transform! europe