Mentre si stanno definendo i progetti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Wwf Italia ha presentato il dossier Riqualificare l’Italia, che punta sugli investimenti sul patrimonio naturale. Del resto, la Commissione ha già stabilito che il 37% dei fondi messi a disposizione debba essere destinato ad azioni per il clima e l’adattamento climatico e la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha chiesto di aggiungere un +10% per ambiente e biodiversità: è ragionevole auspicare che gli Stati investano un 40% nelle priorità in campo ambientale.

Dal dossier, sulla base delle elaborazioni di un gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila, emerge un quadro di progressivo impoverimento del capitale naturale italiano che pure è uno dei più importanti d’Europa: il nostro territorio è ormai disseminato da barriere e ostacoli alla continuità ecologica, la copertura artificiale per la sola urbanizzazione sfiora l’8% (negli anni ’50 era appena il 2,7%), il 38% del territorio nazionale è classificato ad elevata e molto elevata frammentazione. Riqualificare l’Italia individua sei aree vaste prioritarie per la riconnessione ecologica del Paese e avanza proposte concrete per il risanamento e la valorizzazione del nostro patrimonio naturale, favorendo al contempo l’adattamento ai cambiamenti climatici e una maggiore capacità di resilienza al rischio idrogeologico: Alpi, Corridoio Alpi-Appennino, Valle del Po, Appennino Umbro-Marchigiano, Appennino Campano Centrale, Valle del Crati – Presila Cosentina sono le aree dove concentrare gli investimenti per azioni e interventi che potenzino le caratteristiche ambientali e la funzionalità ecologica del nostro preziosissimo patrimonio naturale, favoriscano la creazione di reti ecologiche per mantenere e ripristinare la connettività tra popolazioni di specie selvatiche e habitat di pregio, diffondano le infrastrutture verdi, quali interventi strategici per favorire la funzionalità ecologica ed eliminare barriere e sprechi. Tutte azioni che contrasteranno le cause dei cambiamenti climatici e al tempo stesso consentiranno di adattarci meglio ai loro effetti.

Si può iniziare proprio da una delle aree più ricche e antropizzate del Paese, la Valle Del Po, dove con un inedito accordo con l’Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei Affini, l’Autorità di distretto del Po e l’Agenzia Interregionale per il Po, il Wwf ha avanzato una proposta di rinaturazione diffusa che promuova percorsi virtuosi di partecipazione pubblica, confronto con gli enti e attori territoriali locali e interventi per la tutela della biodiversità. L’eccessiva canalizzazione dell’alveo e il consumo del suolo hanno causato una notevole perdita di aree di esondazione naturale e un aumento del rischio idrogeologico, favorito dalla frammentazione degli habitat naturali. Situazioni che mettono a rischio, oltre che l’ambiente, nuclei abitati, economie e persone.

È giunto il momento di cambiare paradigma e creare le condizioni affinché si possa uscire da una crisi economica non a danno dell’ambiente e della biodiversità, ma grazie alla loro tutela.