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Coltivare l’orto e il tempo con il meteo

Intanto bisogna conoscere a quale fascia climatica si appartiene, stando in Italia, queste hanno un nome ispirato dalla specie di pianta maggiormente rappresentativa. Così, passiamo dalle zone più calde del […]

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 18 gennaio 2024

Intanto bisogna conoscere a quale fascia climatica si appartiene, stando in Italia, queste hanno un nome ispirato dalla specie di pianta maggiormente rappresentativa. Così, passiamo dalle zone più calde del lauretum, soprattutto zone meridionali e costiere sino al castanetum della pianura padana. Salendo di altezza e di latitudine abbiamo il fagetum ed il picetum e siamo sulle Alpi.

Pur con i cambiamenti climatici in atto, ciascuno deve fare i conti con il proprio peculiare microclima e solamente una osservazione che sia quotidiana e di lungo periodo ci può sufficientemente far capire dove stiamo andando. Una osservazione precisa e puntuale che solamente noi possiamo mettere in atto. Questa stagione particolare, di transizione e di riposo, l’inverno, ci fornisce più di un elemento di riflessione. Dove vivo, Cranno, Triangolo Lariano, circa cinquecento metri di altezza, ho cominciato a contare le precipitazione nevose dapprima non più in decimetri, ma in centimetri.

Era solito raggiungere almeno una nevicata nell’anno, i 25 centimetri, riducendosi poi a 5 e lo scorso anno, un solo, unico centimetro. Avere dei termometri apposti nei luoghi più importanti, aiuta. La semplice osservazione delle lastre di ghiaccio nei bidoni e o delle chiazze di brina, equivale ad avere un termometro naturale molto efficace. Questa osservazione ci aiuta ad apportare cambiamenti anche minimi che possono aiutare. Ho eliminato un alloro che ombreggiava gran parte dell’orto e adesso, l’estate sembra durare più a lungo.

Naturalmente, nei climi più caldi, possiamo fare il contrario: una siepe ci aiuterebbe molto a schermare le coltivazioni e a ridurre il solleone. Le superfici riflettenti costituite da costruzioni, case limitrofe, grossi alberi, l’insistenza di strade con relativo asfalto, possono alzare o ridurre la temperatura.

Essere vicino ad un corso d’acqua, ad un lago, ancor più al mare determina variabili e costanti delle quali tenere conto nelle nostre coltivazioni. I venti, più o meno regolari, sono un altro elemento da considerare. E’ sempre meglio imparare ad assorbirli, attraverso siepi, meglio se varie e, se possibile, di diverse specie ed altezze, per attenuarli e godere della loro funzione di dispersione del polline. Riguardo al tempo, alla sua osservazione in connessione al nostro orto, consiglio vivamente la lettura de L’anno del giardiniere di Karel Capek. Questo notevole romanziere ceco del Novecento, giardiniere egli stesso, ci lascia una considerazione a proposito del vento, delle piogge, che è utile riportare per esteso come augurio di grande spessore per noi coltivatori e per i nostri orti. «Se potesse servire a qualcosa, il giardiniere cadrebbe in ginocchio ogni giorno e farebbe al buon Dio la preghiera seguente, Buon Dio, fate che piova tutti i giorni, circa da mezzanotte alle tre del mattino ma che sia una pioggia lenta e tiepida, affinché la terra possa bene inzupparsi; che non piova sulla lavanda e su tutte le altre piante che vi sono ben conosciute che amano la siccità… che ci sia molta rugiada e poco vento… che piova misto acqua e concime». Karel Capek indirizza una serie infinita di preghiere confidando che vengano accolte. Anche noi, possiamo, apportando gli opportuni accorgimenti, ciascuno leggendo bene nel proprio microclima e nelle proprie piante, nessuna esclusa, dagli alberi da frutta al muschio, «imparare a coltivare il tempo».

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