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Colpo pesante alla Russia, raid ucraino sulla base aerea di Engels

Colpo pesante alla Russia, raid ucraino sulla base aerea di Engels

Crisi Ucraina Fonti non ufficiali parlano di quindici vittime e di almeno cinque aerei danneggiati. L’aeroporto ospita in condizioni normali una quindicina di bombardieri Tupolev 160 e venti Tupolev 95s

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 27 dicembre 2022

Il 28 maggio del 1987 il pilota tedesco Mathias Rust, allora ventunenne, portò a termine un’impresa a suo modo storica. Superò con un Cessna quattro posti il confine tra Finlandia e Unione sovietica, volò per cinque ore a bassa quota sul territorio russo e atterrò in pieno centro a Mosca, a poche decine di metri dalla Piazza Rossa. Rust aveva intenzioni pacifiche: disse che voleva creare un «ponte immaginario» fra est e ovest. Ma il caso, oltre all’arresto del giovane aviatore, che scontò 14 mesi di carcere prima di ricevere la grazia e fare ritorno in Germania, svelò una serie di clamorose falle nel sistema difensivo sovietico. Com’era possibile per un aereo civile attraversare per ore senza essere fermato una delle zone più popolose dell’Urss? Fondamentalmente le stazioni radar e le unità militari che seguirono il Cessna credettero di essere di fronte a un pilota dilettante alle prese con un esercizio di volo. Insomma, nessuno riconobbe una possibile emergenza.

Anche oggi la Russia vive in un certo senso un momento Mathias Rust. Questa volta, però, dall’altra parte c’è un esercito audace e bene armato. Ieri gli ucraini hanno colpito per la seconda volta in poche settimane la base aerea di Engels, sulla sponda orientale del Volga, a circa 600 chilometri dal fronte. Le notizie sul raid sono ancora scarse. Secondo la versione russa i frammenti di un drone abbattuto dalla contraerea sono caduti nei pressi della base uccidendo tre persone.

Fonti non ufficiali parlano di quindici vittime e di almeno cinque aerei danneggiati. L’aeroporto di Engels ospita in condizioni normali una quindicina di bombardieri Tupolev 160 e venti Tupolev 95s. Questi ultimi sono parte integrante della triade nucleare russa. Non a caso nel perimetro della base si trovano due depositi di armi atomiche che i russi hanno rafforzato nel 2019. Dal punto di vista simbolico si tratta di un colpo pesantissimo per l’esercito russo.

Già il 5 dicembre gli ucraini erano riusciti a mettere fuori uso due TU95s sulla pista di Engels usando un vecchio drone da ricognizione costruito negli anni Settanta, un pezzo da museo munito, forse, di un trasmettitore russo che una squadra ha fatto partire da una località ancora sconosciuta a ridosso del confine, e un’altra nascosta nei pressi della base ha guidato sino all’obiettivo. È possibile che ieri abbiano usato la stessa strategia.

Da Mosca i servizi di sicurezza hanno fatto sapere di avere eliminato «quattro sabotatori» nella vicina regione di Bryansk. Le morti trovano conferma in ambienti militari ucraini sentiti dal manifesto. Almeno due delle vittime erano vicine al movimento ortodosso Bratsvo (significa “fratellanza”) e al suo braccio militare, il battaglione Svyata Mariya (“Santa Maria”), nella cui iconografia la Vergine è spesso raffigurata con un fucile kalashnikov. Il gruppo è integrato nel Battaglione Azov.

Il doppio attacco alla base strategica di Engels, centrale per l’invasione in Ucraina, prova il degrado in cui versano le difese aeree russe a dieci mesi di distanza dall’inizio della guerra. «Il terrore non può restare senza risposta», ha detto giorni fa il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, rivolgendosi ai cittadini russi.

Nel corso delle ultime settimane il suo esercito ha mostrato di riuscire a colpire, con azioni sporadiche ma pericolose, in profondità il territorio nemica. Sul punto, ai piani alti di Mosca regna un surreale silenzio. Il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha affidato all’ex premier ed ex presidente Dmitri Medvedev la guida dell’apparato industriale-militare con l’obiettivo di mettere a disposizione dell’esercito «tutte le armi necessarie». Entro la fine dell’anno è previsto un confronto con il presidente cinese, Xi Jinping. Da Pechino il ministro degli Esteri, Wang Yi, ha previsto per il 2023 rapporti ancora più stretti con la Russia.

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