Una strage sfiorata. Nei volti impauriti e confusi dei passeggeri che viaggiavano sulla District Line londinese c’è la consapevolezza di quello che sarebbe, tragicamente, potuto accadere.

Poco dopo le 8 e 20 l’ordigno rudimentale all’interno di un secchiello, contenuto in una busta del supermercato, è esploso solo parzialmente. Si è trattato di una «deflagrazione», hanno chiarito le autorità, che ha comunque generato una «palla di fuoco», secondo i racconti di alcuni testimoni, scatenando il panico a bordo del treno e nella piattaforma della stazione.

Era l’ora di punta e l’underground di Parsons Green era piena di pendolari che andavano a lavoro nella City o stavano per scendere a Hammersmith, nell’ovest della capitale.

Tra urla e spintoni tutti hanno cercato di mettersi in salvo raggiungendo le scale. Questa volta, fortunatamente, non ci sono state vittime. Ventinove i feriti nell’incidente, nessuno in condizioni gravi.

La Metropolitan Police, che ha fatto evacuare l’area poco dopo le nove di mattina, ha quasi subito confermato che si è trattato di un atto terroristico. Le forze di polizia hanno chiesto di poter visionare le immagini delle numerose telecamere a circuito chiuso presenti nella metropolitana, assieme alle centinaia di video e foto scattate dai passeggeri.

In uno di questi video si vede chiaramente l’oggetto esplosivo, ancora in fiamme, all’interno del secchiello, con dei cavi elettrici che fuoriescono.

Personal belonglongs and a bucket with an item on fire inside it, are seen on the floor of an underground train carriage at Parsons Green station in West London, Britain September 15, 2017, in this image taken from social media. SYLVAIN PENNEC/via REUTERS THIS IMAGE HAS BEEN SUPPLIED BY A THIRD PARTY. NO RESALES. NO ARCHIVES. MANDATORY CREDIT

«Si è trattato di un ordigno improvvisato», ha chiarito Scotland Yard, aggiungendo però che il meccanismo aveva un timer. Chi lo ha progettato, forse grossolanamente, aveva comunque in mente una esplosione programmata. Il sindaco di Londra, Sadiqh Khan, ha confermato poco dopo mezzogiorno che è in atto una «caccia all’uomo», per trovare il responsabile.

Le modalità dell’attentato, e la maniera con la quale è stato costruita la bomba, ricordano quello sventato appena un anno fa, sempre nella capitale. A ottobre del 2016 un ventenne, Damon Smith, fabbricò un oggetto esplosivo dopo aver letto un manuale online scritto da un gruppo di jihadisti. Soltanto l’intervento dei passeggeri della metropolitana, che notarono uno zaino nero abbandonato vicino a una delle porte del treno, impedì la strage.

Le immagini di Parsons Green hanno riportato, londinesi e non, al 7 Luglio del 2005, quando tre treni furono colpiti, quasi contemporaneamente, e dopo poco meno di un’ora esplose un autobus. Quel giorno i morti furono 56 e oltre 700 i feriti, ma allora il livello di rischio attentati era solamente «sostanziale». La premier Theresa May ha innalzato il livello d’allerta da «grave» a «critico», caso di attacco imminente.

«Assieme sconfiggeremmo i terroristi. A Londra la presenza di polizia verrà incrementata; continuiamo anche a lavorare con le compagnie informatiche per capire come fermare la propaganda di odio in rete», ha dichiarato May al termine della riunione del gruppo di crisi nazionale Cobra.

Non è mancata neanche una, piccola, polemica con Donald Trump. Dopo l’attentato, il presidente statunitense aveva twittato la sua versione dei fatti definendo gli attentatori «persone malate e pazze che sono sotto il tiro di Scotland Yard». «Queste speculazioni, mentre c’è un indagine in corso, non sono d’aiuto per nessuno», ha tagliato corto May che già lo scorso maggio aveva criticato l’amministrazione Trump per aver fornito dei dettagli sull’attentatore di Manchester alla stampa americana.

I londinesi, come avvenuto in occasione degli attacchi a London Bridge e sul ponte di Westminster, hanno tirato fuori lo spirito di comunità e la solidarietà a volte estranee a questa metropoli. Tra i residenti di Parsons Green c’è stato chi ha offerto riparo nelle proprie case ai quanti erano nel treno al momento dell’esplosione.

Altri offrivano del cibo, coperte o facevano sapere attraverso i social media di aver pronta la kettle (il bollitore) sul fuoco per una tazza di the in attesa dei soccorsi.

Dopo la paura, un’altra fetta di Londra cercherà di ritornare, lentamente, alla normalità. Consapevole che agli attentati si inizia a farci, dolorosamente, l’abitudine.