«Vorrei subito chiarire un equivoco: dietro l’operato della ong Proactiva Open Arms non c’è nessun reato. Il loro è stato solo un intervento di soccorso in mare». Il senatore Luigi Manconi punta subito a sgomberare il campo da quelli che considera pericolosi malintesi. Per il presidente della commissione Diritti umani del Senato il sequestro da parte della procura di Catania della nave della ong spagnola, e la conseguente accusa di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina contestata al comandante e alla capomissione, vanno letti come l’ennesimo tentativo di rendere più difficile il lavoro di quanti nel Mediterraneo si adoperano in soccorso dei migranti. Una tesi che trova d’accordo l’avvocato Alessandro Gamberini, uno dei legali che assistono la Proactiva in questa vicenda. «L’insussistenza delle ipotesi di reato è sotto gli occhi di tutti», spiega. «La procura di Catania si è arrogata il diritto a seguire un’indagine che non possiede e in modo pretestuoso».

Il senatore e l’avvocato parlano nel corso di una conferenza stampa che non a caso hanno voluto intitolare «Contro il reato di soccorso in mare». Presenti anche il fondatore di Proactiva, Oscar Camps, e il portavoce in Italia Riccardo Gatti. Entrambi ricordano come dal 2016 l’ong abbia compiuto 43 missioni portando in salvo complessivamente più di 25 mila migranti. «In tutto questo tempo – spiega Gatti – abbiamo sempre lavorato in coordinamento con la Guardia costiera italiana con la quale non abbiamo mai avuto problemi. La stessa cosa non si può dire della Guardia costiera libica, che ci ha dato vari problemi: ci ha minacciato, ha sparato colpi in aria e una volta ci ha sequestrato per ore. Di loro non possiamo fidarci».

Dell’ultimo intervento, quello che ha portato al sequestro della nave una volta giunta a Pozzallo con 218 migranti, la ong spiega come all’inizio tutto si è svolto come sempre, salvo per un particolare non certo secondario. «Dopo aver ricevuto la segnalazione di tre gommoni in difficoltà da parte del Mrcc di Roma – il centro di coordinamento dei soccorsi – la Guardia costiera ci ha avvisato che il coordinamento sarebbe stato preso dai libici. E questo ci è sembrato un fatto strano, oltre che illegittimo dal punto di vista della Convenzione di Amburgo che prevede l’obbligo del possesso di un centro di coordinamento da parte dello Stato che si offre di collaborare», spiegano Gatti e Camps. Che proseguono la ricostruzione ricordando di essere riusciti a mettere in salvo i migranti che si trovavano sul primo gommone, di aver trovato il secondo vuoto perché nel frattempo era intervenuta una motovedetta di Tripoli, e di essere stati minacciati dai libici una volta arrivati al terzo gommone.

Viene anche proiettato un video che mostra le lance della ong con già a bordo donne e bambini e una motovedetta libica che minaccia di sparare.«Avete tre minuti di tempo per consegnarci i migranti», urla un militare. La situazione si sblocca quando i libici si rendono conto di non riuscire a prendere a bordo i migranti e lasciano andare la nave.

«Tutte le nostre comunicazioni con Mrcc italiano e il governo spagnolo sono documentate, molte sono state fatte via mail», specifica Gatti. Che risponde anche all’ennesima accusa rivolta alle ong circa presunti contatti con i trafficanti di uomini. «Se ne parla da tempo, ma dalle inchieste non è emerso nulla», spiega. «Ora si parla di un satellite in quelle acque. Non mi stupirei se ce ne fossero molti di più perché si tratta di uno dei mari più militarizzati del mondo. Se davvero esistessero prove di contatti con i trafficanti sarebbero già saltate fuori».

Questa mattina l’avvocato Gamberini presenterà al gip una memoria nella quale si contesta il sequestro della nave Open Arms. Un provvedimento che il legale definisce una «forzatura». «Ciò che colpisce è la pretesa della procura di Catania di fare un provvedimento di urgenza che solitamente deve essere richiesto dal giudice, cioè il sequestro della nave», spiega. «Questo deriva dall’aver previsto non solo il favoreggiamento di immigrazione clandestina, per il quale sarebbe competente la procura di Ragusa, ma l’associazione per delinquere, che è una forzatura incredibile per questa organizzazione le cui attività sono sempre state condotte alla luce del sole».