Che ingrati i coloni israeliani. Dovrebbero ringraziare giorno e notte gli Stati Uniti sempre pronti ad impedire una soluzione della questione palestinese fondata sulla legalità internazionale. L’ultima volta appena qualche giorno fa, quando gli Usa hanno minacciato di bloccare con il veto la risoluzione presentata dai palestinesi, bocciata per un solo voto dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che chiedeva la fine dell’occupazione israeliana entro il 2017. E invece i settler non si accontentano, mai, e non esitano a ricambiare l’appoggio totale degli Usa a Israele con accuse pesanti alla linea di Washington nella regione. E se capita l’occasione prendono a sassate i diplomatici americani. E’ accaduto ieri nei pressi di Turmus Aya, in Cisgiordania, dove nei giorni scorsi “sconosciuti” hanno divelto e distrutto 5 mila degli 8 mila alberelli di ulivo appena piantati dai palestinesi. Un atto barbaro che gli abitanti della zona attribuiscono ai coloni dell’avamposto di Adey-Ad, intenzionati ad impedire che i palestinesi possano tornare a coltivare le terre vicine al loro insediamento.

 

I diplomatici, in servizio nel consolato statunitense a Gerusalemme est, si erano recati in visita in quella zona senza coordinarsi con le forze militari di occupazione. Quando sono scesi dalle loro automobili per verificare da vicino l’accaduto, alcuni coloni li hanno accolti con una pioggia di sassi allo scopo di allontarli, cosa che è avvenuta qualche minuto dopo. Per i settler evidentemente è intollerabile che si venga ad osservare gli abusi che subiscono i palestinesi. Nessuno dei diplomatici è stato colpito ma si sono vissuti momenti di forte tensione. Un sito d’informazione legato ai coloni sostiene che, ad certo punto, le guardie del corpo dei diplomatici avrebbero impugnato un fucile M-16 e una pistola ma non hanno esploso colpi. Sono arrabbiati i coloni, un po’ con tutti. Qualche giorno fa avevano protestato anche contro il loro esercito perchè aveva osato presidiare alcuni campi dove lavorano agricoltori palestinesi. Così in un sentiero vicino hanno disseminato chiodi provocando forature a due veicoli militari.

 

Gli 8mila alberelli erano stati piantati a metà dicembre a Zahrat (Turmus Aya) per confermare la volontà dei contadini palestinesi di tornare alle loro terre minacciate di confisca a favore di Adey-Ad. Si tratta di un avamposto colonico illegale anche per la legge israeliana ma che conta di ottenere il riconoscimento da parte del governo Netanyahu, aperto fautore della colonizzazione della Cisgiordania occupata. Gli alberi erano stati piantati anche in ricordo del ministro dell’Anp Ziad Abu Ein, morto il 10 dicembre scorso per un infarto poco dopo essere stato aggredito da un soldato israeliano durante una marcia contro la confisca delle terre. Sarebbero stati proprio i coloni di Adey-Ad, denunciano i palestinesi, a distruggere i 5 mila arbusti. Una versione non confermata dalle autorità militari israeliane ma che convince molti altri, inclusi gli americani. D’altronde i coloni israeliani sono accusati di compiere attacchi sistematici contro alberi e coltivazioni palestinesi. Dal 1967 circa 800.000 alberi di ulivo sono stati sradicati nella Cisgiordania occupata secondo dati diffusi dai palestinesi, un danno enorme per 80 mila famiglie che vivono della produzione di olio.