«No alle privatizzazioni, sì ai negoziati». Lavoratori, pensionati, contadini, studenti, popoli indigeni hanno organizzato in Colombia una gigantesca dimostrazione unitaria di piazza durante uno sciopero nazionale assolutamente riuscito.

«Abbasso le politiche neoliberiste di Santos. Non vogliamo il Tlc», hanno gridato denunciando le politiche di privatizzazione del governo che, nell’ottica del Trattato Transpacifico (Tpp) voluto dagli Usa per il sud e per l’America latina, sta seguendo la via di Pena Nieto in Messico, e continua la svendita del paese. I manifestanti hanno chiesto aumenti salariali, la difesa del pubblico, la promozione e la difesa della produzione nazionale e la revisione dei Trattati di libero commercio (Tlc) ratificati dalla Colombia. Hanno chiesto anche una riforma del lavoro, della giustizia e una soluzione politica al conflitto armato che dura da oltre cinquant’anni. E se il governo non risponde – hanno minacciato le organizzazioni popolari – «l’unica alternativa sarà quella di un grande sciopero nazionale permanente».

Intanto, mentre all’Avana continuano i dialoghi di pace tra governo Santos e guerriglia Farc (ma per il 23 marzo non ci sarà la firma dell’accordo come inizialmente annunciato), in Colombia i leader sociali continuano ad essere ammazzati: in un mese sono già sei. L’ultimo a morire è stato James Balanta, ucciso di fronte a un’installazione militare nel Cauca (sud-est). Anche l’Unione europea ha espresso preoccupazione per l’escalation di violenza contro i leader comunitari, che continuano a essere bersaglio dei mai pensionati paramilitari. Balanta si batteva per la difesa dei diritti delle comunità nere e afrodiscendenti. Gli altri leader ammazzati appartenevano a Marcia Patriottica, uno dei movimenti che sostiene il processo di pace in Colombia, e alle organizzazioni indigene e contadine, anch’esse mobilitate per la soluzione politica e per un cambiamento strutturale in Colombia.

Un comunicato emesso dalle delegazioni delle 28 popolazioni presenti sul territorio colombiano ha condannato gli assassinii e ha chiesto che venga rafforzata la sicurezza in uno dei paesi più armati e finanziati per questo dagli Usa