In Colombia, il presidente Manuel Santos ha dato il via libera alla legge che permette ai colombiani di votare con referendum e durante le prossime elezioni gli accordi di pace eventualmente realizzati a Cuba con la guerriglia. Accordi che dovranno per questo essere resi pubblici perché ogni cittadino ne venga a conoscenza e possa decidere. Nelle urne dovrà essere posta anche la scheda corrispondente al «sì o al no» ai risultati dell’Avana. Perché un referendum venga approvato sono necessari almeno 7,5 milioni di voti e la domanda da porre nelle urne deve essere approvata dal Congresso.

La guerriglia marxista delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) ha già ripetutamente espresso la propria contrarietà, e ha ribadito nuovamente dall’Avana attraverso i propri mediatori: il referendum non è stato concordato, ci vuole un’assemblea costituente che coinvolga la cittadinanza e sottragga gli accordi di pace agli interessati bizantinismi di palazzo e ai meccanismi di una democrazia malata. Al contempo, le Farc hanno apprezzato l’atteggiamento di Santos che ha finalmente lasciato intendere di essere disposto a un cessate il fuoco bilaterale: decisione che ha finora sempre negato. Le Farc, invece, hanno dichiarato una tregua indefinita, supportate dalle organizzazioni popolari, alle quali chiedono di essere garanti anche in questo delicato frangente.

Intanto, anche la seconda guerriglia, i guevaristi dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) ha annunciato la disponibilità a deporre le armi.