Terremoto politico in Colombia per l’arresto di Santiago Uribe Velez, fratello minore dell’ex presidente Alvaro. L’accusa è di associazione a delinquere e omicidio premeditato per i delitti commessi dai “12 apostoli”: assassinii e desapareciones compiuti quasi vent’anni fa dalla banda che dette origine ai gruppi paramilitari di Antioquia. Santiago Uribe, arrestato nella notte di lunedì dopo una colluttazione tra polizia e agenti di scorta, è il quarto detenuto per quel processo, istruito dal procuratore Eduardo Montealegre.

L’accusa di omicidio aggravato riguarda l’uccisione dell’autista di autobus Camilo Barrientos, il 25 febbraio del 1994. Il maggiore Juan Carlos Meneses, imputato insieme all’agente Alexander Vargas, ha confessato di aver ucciso l’operaio – il cui nome era sulla lista nera della polizia locale – per ordine di Santiago Uribe: il quale avrebbe finanziato la banda e adoperato la sua influenza per ottenere dalla polizia i nomi dei presunti finanziatori della guerriglia da eliminare.

A chiamare in causa il fratello dell’ex presidente è anche un ex impiegato della sua tenuta. Un altro personaggio indicato da pentiti e testimoni per il caso dei “12 apostoli” è il sacerdote Gonzalo Palacio, a sua volta attivo nell’indicare i candidati alla morte. Un piano di sterminio contro guerriglieri, tossicodipendenti e delinquenti comuni, portato avanti – secondo la Procura – tra il 1993 e il ’95. Delitti di lesa umanità, compiuti con la complicità dell’esercito e della polizia, non soggetti a prescrizione. In carcere, condannato a 23 anni per un’esecuzione extragiudiziaria in complicità con la banda, è già finito il capitano dell’esercito Rafael Gonzalez. I morti, nei municipi in cui ha operato la banda (Yarumal, San Roque, Campamento e Santa Rosa de Osos) potrebbero essere però almeno 164. Si tratta dei cosiddetti “falsi positivi”, omicidi compiuti per giustificare i fiumi di dollari erogati dagli Usa nell’ambito del Plan Colombia e della “lotta al terrorismo”.

Santiago Uribe è stato ripetutamente chiamato in causa negli ultimi 15 anni, così come il fratello maggiore, che è stato presidente dal 2002 al 2010 e in precedenza governatore di Antioquia. Nel 2014, il senatore della sinistra, Ivan Cepeda, ha denunciato che i paramilitari hanno sostenuto la prima campagna elettorale di Uribe con almeno un milione e 12.000 dollari. Durantei primi tre anni della gestione Uribe, oltre un milione di contadini furono espulsi con la forza dalle loro terre dagli squadroni della morte. Il clan Uribe Velez, grazie alle potenti ramificazioni politiche e giudiziarie è riuscito a mettere a tacere le inchieste più scomode, nonostante le denunce delle vittime e le testimonianze. Tra il 2002 e il 2010, 61 parlamentari, tutti della coalizione governativa, sono stati condannati per complicità con il paramilitarismo.

Dei legami tra Uribe e i paramilitari parlano anche le mail della candidata democratica Usa Hillary Clinton, declassificate dall’Fbi. E a Uribe è legato il presunto assassino del giovane deputato venezuelano Robert Serra, ucciso nell’ottobre scorso mentre dirigeva una commissione parlamentare d’inchiesta sui legami tra l’estrema destra venezuelana e il paramilitarismo colombiano. Ma ora, le 10.000 indagini aperte contro membri della forza pubblica potrebbero essere esaminate nell’ambito della giustizia transizionale che dovrebbe seguire agli accordi di pace tra il governo di Manuel Santos e la guerriglia marxista delle Farc. All’Avana, dove si stanno svolgendo gli incontri, le trattative riprendono oggi e potrebbero concludersi entro il 23 marzo.

Intanto, in Colombia, il partito di Uribe, il Centro democratico (Cd), si dice perseguitato, protesta e accusa il procuratore Montealegre di parzialità. I parlamentari Cd si sono ritirati dalle commissioni del Senato e della Camera. Per calmare le acque, Santos (ex ministro della Difesa di Uribe) ha chiesto al procuratore Alejandro Ordonez, lunga mano di Uribe contro la sinistra, di accompagnare il processo del fratello.