Un disco mitico ancora prima di uscire. Perché sono una delle band che ha prodotto il miglior hip hop italiano, che fino a quest’anno aveva solo tre album all’attivo, e poi perché, già dal 2013 con l’uscita del singolo Sergio Leone, si pensava che fosse giunto il momento. Invece sono trascorsi 11 anni da Anima e ghiaccio e, diciamolo subito, aspettare ne è valsa la pena. Adversus è l’ultimo album dei Colle Der Fomento, nessuna nostalgia, anzi la band romana rilancia la sua unicità tracciando un solco fra loro e gli altri docili ribelli dell’hip hop. Incontriamo Masito e Danno che ci raccontano il lungo processo creativo: «Abbiamo buttato via molte idee e ricominciato da capo più volte e solo negli ultimi anni, con l’aiuto di Dj Craim, abbiamo trovato un suono che ci facesse sentire noi stessi».

Il brano Adversus è un quadro dove ci sono i Colle e la scena rap italiana, in un presente in cui gli artisti se non pubblicano un disco ogni due anni, spariscono, M: «Quando fai uscire la tua musica ragionando su ogni canzone, quello che fai dura e la gente ci si ritrova. Raccontiamo situazioni reali che ci sono capitate e chi ascolta se ne accorge». Uno dei pezzi più significativi è Pensa diverso dove scrivono: “mi dici che l’onore si misura dai nemici, tu che con i deboli alzi la cresta, poi coi forti abbassi la testa, e obbedisci da bravo soldato sbirro dentro”, M: «Il “nemico” è il mondo digitale che ci siamo costruiti: non conta più se porti qualità o banalità, basta essere nel posto giusto e ottenere l’attenzione». A ritornare più volte è anche il discorso dell’omologazione, D: «Siamo cresciuti con l’idea che dovevi essere originale in quello che facevi, oggi questo vale molto di meno e l’omologazione è quasi un valore positivo. Noi abbiamo sempre cercato di essere il più liberi possibile e di non sacrificare mai la nostra identità».

È un disco diverso dagli altri, in cui affiorano tante influenze, la spinta del rock, spaccati jazz, il blues campionato, incazzato ma anche riflessivo (in Polvere per esempio). Con Dj Craim che compatta il tutto con un suono nuovo ma retrò allo stesso tempo: «Ascoltiamo molto rap americano ma anche musica diversa: grazie al talento di Craim abbiamo potuto aggiungere varie sfumature al disco. Alla fine poi, al di là dei generi, si tratta di unire parole e musica, e i suoni digitali che tutti usano oggi ci stavano un po’ stretti; noi ancora usiamo i samples e abbiamo anche chiamato gente a suonare chitarra e basso nel disco».

Negli Usa c’è stato un ritorno del suono hip hop dei ’90, con i nuovi dischi di Eminem, Nas e Cypress Hill, come a dire che quella generazione ha ancora parecchio da dire, M: «Ultimamente ascolto le produzioni del crew Griselda come Conway e Westsidegun, loro hanno uno stile coatto molto anni ‘90 ma le produzioni di quegli anni hanno stancato anche me: oggi non potrei rappare su un beat alla Premiere per quanto sia stato un faro per anni. La cosa si deve evolvere anche se le “evoluzioni” attuali non mi piacciono e ho trovato bellissime alcune collaborazioni tipo i BadBadNotGood insieme a Ghostface dei Wu Tang Clan che hanno tirato fuori un album classico e moderno allo stesso tempo… tutto suonato». Per Danno invece c’è sempre stato quell’hip hop e i prodotti interessanti sono Meyhem Lauren o la scuola di Roc Marciano. In Italia di quella generazione sono rimasti attivi come musicisti oltre ai Colle, Kaos, Dj Gruff e pochi altri. Tanti hanno smesso o si sono riciclati in altri settori musicali. Vivere di musica è diventato difficile: «Noi fino ad oggi abbiamo campato di rap, e non per due o cinque anni ma per venticinque… Ai nostri live la gente non manca e noi siamo persone che non guardano troppo ai numeri, facciamo la nostra musica e la gente lo sa e ci vuole bene… Tutto qui. Siamo romantici in un’epoca fredda e digitale… Controcorrente». In ultimo ci lasciano con una promessa: «Sicuramente il prossimo album non ci metterà così tanto per uscire, abbiamo già qualche idea».

Nel disco c’è Roma. L’hip hop nasce dalla pacificazione delle bande nel Bronx e una città incasinata come Roma per un giovane rapper può essere fonte di ispirazione, D: «C’è spazio per tutti secondo me, non ci sono troppi limiti oggi, spetta a chi ascolta fare poi una scelta e decidere a chi dare credito. La musica non ha una regola, c’è chi la ascolta solo per distrarsi e chi per trovare un senso profondo alle sue emozioni».

A corollario dell’operazione discografica arriva anche X tutto questo tempo, il documentario dedicato all’ultimo album. In tutte le sei tappe del mini-tour sarà presente la band, che assieme al regista risponderà alle domande del pubblico e commenterà le immagini del documentario. Gli incontri saranno seguiti da dj set a cura di Baro, Danno e altri ospiti a sorpresa. Calendario proiezioni: 6 dicembre Bologna – Làbas, 9 dicembre Torino – Off Topic,  Napoli – Kestè, 18 dicembre Firenze – Combo Social Club, 19 dicembre Roma – Nuovo Cinema Palazzo, 20 dicembre Milano – Santeria Social Club