Scorrendo la lista della task force guidata da Vittorio Colao nella scorsa primavera per la ricostruzione dell’Italia post Covid, si resta colpiti nel vedere la presenza di altri due ministri di peso del nuovo governo: Roberto Cingolani e Enrico Giovannini.

Una sorta di rivincita per l’ex numero uno di Vodafone, chiamato da Giuseppe Conte per porre le basi della ripartenza e poi subito scaricato dal premier e anche dal M5S. Al punto che Mariana Mazzucato, l’economista che faceva parte della task force ma era anche consigliera di Conte, non firmò il documento finale di Colao: 102 schede, sei aree tematiche con gli asset e le proposte per la ricostruzione.

Quelle idee furono giudicate troppo liberiste dai grillini, con lo Stato privo di un ruolo chiave nell’economia, e Conte fu descritto come molto infastidito dai rumors che subito iniziarono a circolare sulla possibilità di un ministero di peso per Colao, o addirittura di un suo passaggio a palazzo Chigi. Insomma, rischiava di fare ombra e per questo fu scaricato subito dopo essere stato lanciato nel pieno del lockdown come una carta vincente per uscire dalla crisi Covid.

A giugno, agli Stati generali a Villa Pamphilj voluti dal governo, il premier liquidò il piano Colao come «uno dei contributi», il manager lamentò poi che la sua commissione non fosse stata minimamente coinvolta nella stesura del Recovery Plan. Lo disse a modo suo, con linguaggio manageriale: «Non c’è stato un follow up tra il nostro lavoro e il governo».

Tra aprile e giugno, mesi di lavoro della sua commissione, Colao (bresciano, classe 1961, bocconiano con master ad Harvard, un passato da ufficiale dei carabinieri) fu accusato per non essersi mosso dalla sua casa di Londra, dove vive da anni, da quando nel 2008 prese le redini di Vodafone. Nel 2004 una breve parentesi come ad di Rcs, poi il ritorno al colosso della telefonia.

Nel piano Colao ampio spazio era dedicato al’innovazione digitale, materia di cui ora il manager si occuperà al governo: investimenti sulla banda larga per la diffusione capillare in tutta la Penisola, 5G, formazione digitale per lavoratori e disoccupati, incentivi fiscali per far tornare in Italia le imprese ad alto valore aggiunto emigrate all’estero. Questi alcuni dei suggerimenti della task force.

Il battesimo con la politica, nell’aprile 2020, non è andato per il meglio. Ora per il manager si apre una seconda occasione. In Vodafone ha guidato una squadra di 100mila dipendenti, la politica però – come dimostrano vari precedenti- è una cosa molto diversa dalla gestione di una multinazionale.