Sergio Cofferati, se Renzi vincerà le primarie il Pd metterà il veto all’inserimento del fiscal compact nei trattati Ue?

Peccato che il Pd, in sede europea, lo abbia già confermato poco più di un mese fa.

Lei conosce dall’interno le vicende europarlamentari del Pse. Quindi la minaccia di Renzi è una post verità?

Se la linea del Pd è cambiata nell’ultimo mese ne sono contento. Ma a giudicare da quello che vota il Pd qui al parlamento europeo non c’è traccia di questo cambiamento.

Perché?

Perché il 16 febbraio il parlamento europeo ha votato due relazioni, una a firma Verhofstadt e un’altra di Brok e di Mercedes Bresso (del Pd, ndr), in cui si chiede, tra l’altro, «l’integrazione del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria – il Fiscal compact- nel quadro giuridico dell’Ue». Senza che tale integrazione sia preceduta da un’opportuna valutazione di merito e sugli effetti, decisamente devastanti, che questo trattato ha già avuto sull’economia e sulle istituzioni europee.

E il Pd come ha votato?

Quasi tutti favorevoli, qualche astenuto. Ma nessun no. Nessun ’veto’.

Sta dicendo che Renzi domenica scorsa ha preso in giro i suoi?

Vede, il Fiscal compact è un trattato intergovernativo, cioè stipulato al di fuori delle istituzioni e dei trattati dell’UE, sottoscritto da tutti i paesi dell’eurozona e da altri stati membri, che si impegnano al rispetto dei pilastri delle politiche di austerità definite dai famosi parametri (il vincolo dello 0,5% di deficit strutturale rispetto al pil, l’obbligo di ridurre il rapporto debito/pil di almeno 1/20esimo all’anno per i paesi con un rapporto superiore al 60% e l’obbligo di mantenere al massimo al 3 % il rapporto tra deficit e pil, ndr). Il trattato è stato sottoscritto nel 2012 dal governo Monti e poi ratificato dal parlamento italiano, con il sostegno decisivo del Pd, che per altro annoverava tra i suoi iscritti uno dei tre negoziatori.

Poi quel parlamento si precipitò a inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione. Anche lì, fu il Pd a volerlo fare.

Il trattato non lo imponeva, ma volemmo essere i primi della classe.

Le si può replicare che quello non era il Pd di Renzi.

Ma quello di Renzi per ora si comporta nella stessa maniera. Peraltro quando Renzi è stato presidente del consiglio non ha mai chiesto la rinegoziazione di quel trattato. Nel 2017 si dovrà decidere se integrare o meno il Fiscal compact all’interno dell’ordinamento Ue. Ma il Pd a Bruxelles ha già deciso e votato.

Lei è contrario?

Contrario. Il Fiscal compact è esattamente l’opposto di una ricetta economica sensata che porti all’uscita dalla crisi. Abbiamo bisogno di politiche espansive ed anticicliche per favorire investimenti pubblici, il Fiscal compact è invece un freno. Per questo oggi bisognerebbe dare un segnale forte: dire no e chiedere una radicale revisione dei Trattati. d.p.