«Io sabato vado al congresso territoriale di Sinistra italiana, quello di Genova. C’è un documento, discusso e approvato all’unanimità dalla commissione, di cui condivido l’impianto. E mi sembra all’altezza». Sergio Cofferati è appena arrivato da Bruxelles, e le sue prime parole confermano la presa di posizione della commissione congressuale, di cui anche l’eurodeputato fa parte, verso il j’accuse del capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, su presunte irregolarità procedurali.

Cofferati, che è successo? Perché questa fibrillazione?

Non la capisco. Per me è auspicabile che nasca regolarmente un partito con la sua identità e la sua proposta politica. Nel documento ci sono emendamenti che lo renderanno più esplicito su alcuni temi. Io ne ho presentato uno, sull’Europa, che spero trovi un buon consenso. E credo che la priorità sia fare un congresso in cui si confrontino idee e proposte che, appunto, definiscano l’identità del partito.

Poi, su questa base, Sinistra italiana si confronterà con tutti gli altri soggetti politici della sinistra. Senza alcuna preclusione. Però partendo dalla sua proposta di merito.

Ma sono di questi giorni le notizie di sommovimenti negli altri soggetti politici della sinistra, in cui evidentemente lei include anche il Pd, che possono avere conseguenze sulla vita di Sinistra italiana.

Il passaggio che le ho riepilogato non significa che io non presti attenzione a quello che succede negli altri partiti. Ma la costruzione della nostra proposta non può dipendere da quello che faranno gli altri. Se, nel variegato campo della sinistra, nasceranno nuove organizzazioni politiche, associazioni o partiti, discuteremo con loro partendo dalle proposte di merito che noi abbiamo il dovere di mettere in campo.

Poi vedremo le loro. Noi abbiamo ipotesi precise sull’Europa, sullo sviluppo sostenibile, sul lavoro, la protezione socale e i diritti.

E gli altri?

Con tutto il rispetto per chi oggi decide sul «che fare» nella sinistra, da Pisapia a D’Alema, io non conosco le loro proposte. Sono curioso di capire quali siano. Quando poi ci saranno, e saranno messe in campo, la possibile convergenza nascerà solo dal merito. Non dall’evocazione di schieramenti, o di nuove organizzazioni.

Per questo il nostro congresso è importante, perché chiude una lunga fase di discussione interna che ha bisogno di una visibilità fin qui mancata, e che può contribuire a dare un forte impulso alla presenza di una nuova sinistra.

Insomma c’è la disponibilità a discutere con tutti. Ma solo sul merito delle questioni sul tavolo della politica e soprattutto della società.

C’è la disponibilità al confronto. Ma nessun interesse su ipotesi politiciste di schieramenti astratti e privi di proposte politiche di merito sui grandi temi che interessano le persone che vorremmo rappresentare.

Quanto alle proposte, la nostra sede di discussione è il congresso, per questo spero che partecipino tutti.

Ha detto che non capisce il perché di queste fibrillazioni. Può comunque tentare di dare una chiave di lettura di quanto sta accadendo?

Le regole di un congresso vanno definite con precisione, e la commissione congressuale lo ha fatto. Davvero non capisco cosa sia, come viene sostenuto da alcuni compagni, la ’mancanza di contendibilità’ nella costruzione dei gruppi dirigenti.

Il tema della contendibilità non mi appare fondato.

Piuttosto credo che la cosa più importante sia la proposta politica, che si discute nel congresso. E se ci sono diverse opinioni, il che è del tutto legittimo, è indispensabile che siano presentate e sostenute nel congresso. Tirarsi fuori è sbagliato. E se l’immagine che appare all’esterno è quella di un gruppo dirigente diviso e di un congresso non partecipato come dovrebbe, il danno è garantito.

Secondo me Civati ha ragione quando dice «parliamo di merito» ad esempio io sono d’accordo, da tempo, sul reddito minimo garantito. Su un sistema di diritti che garantisca la dignità del lavoro. Sul chiedere all’Ue di cancellare le regole che hanno portato alle politiche di austerità.

Quest’ultima soprattutto è un’impresa non facile.

Eppure sono dell’idea che occorra riscrivere i trattati, a partire da Maastricht, per trasferire sovranità dagli stati membri alle istituzioni europee. Una battaglia difficilissima, ma indispensabile. Al tempo stesso, a regole vigenti, mettere in discussione le scelte alla base delle politiche di austerità, come il fiscal compact.